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Pesenti Bucella Osteopata

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Pesenti Bucella Osteopata
04 lug 2022
In Scopriamo l'Osteopatia!
Considerazioni introduttive I movimenti sul piano coronale del tronco, del bacino e delle articolazioni degli arti inferiori sono stati identificati come fattori chiave che contribuiscono allo sviluppo di problemi alle articolazioni degli arti inferiori, in particolare a livello del ginocchio e alla colonna lombare, come in caso di lombalgia, di dolore femoro-rotuleo, di andatura di Trendelenburg (il bacino che cade sul lato non supportato durante il carico di una gamba sola nella fase di appoggio dell'andatura), della sindrome della bendeletta ileo-tibiale, di lesioni a livello del legamento crociato anteriore e di artrosi al ginocchio (Sinsurin et al., 2020) (Daniel et al., 2017). Asimmetrie e movimenti alterati sono spesso rilevati e associati a una compromissione clinica e identificati inoltre come un fattore di rischio per lo sviluppo di lesioni, come ad esempio una flessione laterale del tronco, una caduta pelvica e un valgismo del ginocchio (Sinsurin et al., 2020). I muscoli abduttori dell'anca sono stati identificati come i muscoli più importanti per controllare e stabilizzare il bacino durante la locomozione. Il muscolo medio gluteo svolge un ruolo chiave nel controllo del movimento pelvico coronale sopracitato e qualsiasi compromissione funzionale di questo muscolo può portare a un'eccessiva flessione laterale del tronco, che può essere osservata in persone con una varietà di problemi al ginocchio e alla lombare (Sinsurin et al., 2020) (Daniel et al., 2017) (Flack et al., 2014). Oltre a ciò, durante l'andatura il gluteo medio è responsabile della produzione e del controllo della rotazione sul piano trasversale e della posizione sul piano frontale dell'articolazione dell'anca, fornendo stabilità al complesso coxo-lombo-pelvico (anca + lombare + bacino) (Sandler et al., 2019) Considerazioni biomeccaniche specifiche su una disfunzione del muscolo medio gluteo Una debolezza o la disfunzione del medio gluteo si può tradurre in diversi cambiamenti biomeccanici che alterano quindi la posizione e la stabilità del bacino; tale condizione è associata infatti a molte lesioni dell'arto inferiore e ad anomalie nella deambulazione e nella corsa: l'effetto di un medio gluteo non biomeccanicamente efficace risulta perciò in una biomeccanica alterata a livello dell'anca, la quale è ben descritta negli studi clinici e supportato anche da modelli matematici (Sandler et al., 2019) (Daniel et al., 2017). La compromissione del movimento sul piano coronale nei Pazienti con un medio gluteo in disfunzione include la flessione dallo stesso lato del tronco e una caduta pelvica controlaterale durante l'appoggio, il quale è anche un meccanismo che aumenta il carico sul compartimento interno del ginocchio (Sinsurin et al., 2020). Durante la deambulazione l'arto in appoggio accetta il peso corporeo dal contatto del piede alla fase di spinta per muovere il corpo in avanti, mentre durante lo step-down la funzione dell'arto singolo è quella di controllare la discesa del corpo e consentire la progressione in avanti senza crollare sull’arto inferiore (Sinsurin et al., 2020). Da ciò si comprende che una disfunzione dei muscoli compresi nel complesso coxo-lombo-pelvico-anca risulta a livello biomeccanico in (Sandler et al., 2019): una ridotta forza e un ridotto spessore muscolare del gluteo medio una ridotta produzione di forza di abduzione dell'anca (prevalgono quindi l’adduzione e la rotazione interna del femore) un reclutamento alterato dei muscoli dell'anca un pattern di attivazione muscolare da distale a prossimale nell'arto inferiore rispetto a prossimale-distale una compressione del disco intervertebrale una rotazione anteriore del bacino omolaterale (dallo stesso lato) schemi di movimento alterati Particolare da sottolineare è la connessione tra medio gluteo e dischi intervertebrali: in letteratura i suggerisce che una disfunzione del medio gluteo causi una distribuzione non uniforme della pressione sui dischi intervertebrali e un successivo sovraccarico nelle articolazioni lombari (Sandler et al., 2019). Infine, studi recenti suggeriscono che gli schemi di reclutamento motorio e di efficienza motoria possono essere influenzati da punti trigger latenti: più punti trigger sono presenti, maggiore è la gravità del dolore e la probabilità di interruzione dei modelli fisiologici di attività muscolare (Sandler et al., 2019).
L'importanza del medio gluteo content media
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Pesenti Bucella Osteopata
27 giu 2022
In Scopriamo l'Osteopatia!
Definizione Il piede cavo è una condizione di pertinenza ortopedica che è comunemente caratterizzata dall'arco plantare interno longitudinale aumentato ed esistono diverse variazioni del piede cavo, le quali possono essere associate a condizioni neurologiche o muscolo-scheletriche acquisite, ereditarie e congenite (Seaman, 2022) (Maynou et al., 2017) (Oh-Park et al., 2015). Anatomia e biomeccanica patologica Sulla causa esatta della presenza del piede cavo ci sono pareri dissonanti in letteratura, ma come conseguenza si ha la maggior parte delle volte uno squilibrio tra i muscoli antagonisti, in particolare il peroneo lungo e il tibiale anteriore, il quale porterà ad uno scarso assorbimento degli urti (Seaman, 2022) (Maynou et al., 2017). Le caratteristiche anatomo-biomeccaniche saranno (Seaman, 2022) (Maynou et al., 2017): primo metatarso plantarflesso varismo del retropiede relativa debolezza dei muscoli peroneo breve e tibiale anteriore aumento della potenza dei muscoli tibiale posteriore e peroneo lungo reclutamento dell'estensore lungo dell'alluce e dell'estensore lungo delle dita deformità "a rialzo" dell'alluce e deformità delle unghie delle dita dei piedi carenza dei muscoli interossei dita a forma di artiglio pressione aumentata sulle teste metatarsali aumentata tensione nell'aponeurosi plantare contrattura della fascia plantare gastrocnemio rigido e poco elastico Possibile sintomatologia correlata I Pazienti con i piedi cavi possono essere privi di disturbi neurologici, ma possono sviluppare dolore associato a vari distretti muscolo-scheletrici, in particolare della porzione laterale del piede (ad esempio tendinite peroneale o distorsione della caviglia laterale) (Oh-Park et al, 2015). Infatti un tallone varo sovraccarica tutte le strutture laterali del piede e della caviglia e può quindi portare ad un'artrite della caviglia, ma anche una condizione di instabilità cronica, la quale è stata ben documentata (Seaman, 2022). Eventuali insorgenze di sintomatologie in Pazienti con piede cavo possono avvenire mentre si impegnano in attività fisiche o sportive e possono quindi lamentare (Oh-Park et al., 2015): Dolore e calli sulla porzione laterale del piede laterale Fratture da stress sul 5 ° metatarso e del malleolo mediale Frattura da stress dell'osso sesamoide sotto la prima testa metatarsale Artrite del mesopiede e sindrome del tunnel tarsale anteriore Tendinite/tendinosi peroneale Dolore al tallone Fascite plantare Distorsione laterale della caviglia Tendinosi o tendinite d'Achille inserzionale o borsite Dolore laterale e anteriore del ginocchio Sindrome della bendeletta ileo-tibiale Dobbiamo sottolineare quindi che un sospettato, ma meno noto, fattore di rischio per il dolore articolare a livello degli arti inferiori e della porzione lombo-sacrale possa essere sia la postura del piede che la sua funzione. Tuttavia, dobbiamo ricordare che le associazioni con la postura del piede o la sua funzione e il rischio di dolore articolare non sono universali (Buldt et al., 2018). L'evidenza biomeccanica supporta anche l'idea che i piedi con posizioni estreme o della loro funzione siano associati ad un alterato allineamento funzionale a livello degli arti inferiori e a modelli alterati di attivazione muscolare, che si ripercuotono anche a livello del bacino, della colonna e del tronco, infatti si ritrova in letteratura una netta correlazione tra una deviazione della spalla, della scapola e del bacino (Buldt et al., 2018) (Yi and Kim, 2014). Esempio di esame obiettivo in una Paziente con piede cavo omolaterale Elementi Essenziali Della Valutazione La presentazione di questa condizione può essere semplicemente il risultato di una biomeccanica anormale e una sua identificazione e la gestione associata sono essenziali per il successo del trattamento ed evitare le recidive (Seaman, 2022). Esame fisico (Seaman, 2022): Arco mediale rialzato Retropiede varo Ridotto range di movimento passivo della dorsi-flessione della caviglia (gastrocnemio e tendine d'Achille accorciati) Pronazione sotto-astragalica ridotta (quindi relativamente più libera nella supinazione) Calli solitamente sotto il 1° e 5° metatarso con/senza dolorabilità Valgo dell'avampiede (1° raggio più basso del resto dell'avampiede) che spinge il retropiede in varo Ipotrofia muscolare del peroneo breve e del tibiale anteriore > Coleman Block Test: valutazione per esaminare la flessibilità (e quindi la sua riducibilità) del varo del retropiede. > Esame neurologico: se nell'esame clinico si notano positività a livello neurologico è necessario un rinvio medico. Valutazione funzionale clinica: mobilità, autocognizione e comportamento (Seaman, 2022): La valutazione dell'andatura è essenziale soprattutto nei piedi cavi di eziologia neurologica Andatura steppage o piede cadente (per debolezza del tibiale anteriore) Iperestensione della punta in fase oscillante (compensazione con estensori per debole attività del tibiale anteriore) Valutazione delle calzature: a) usura laterale della suola b) deformazione laterale superiore della scarpa c) usura eccessiva e punti di pressione sul 1° e 5 ° capo metatarsale Dobbiamo ricordare che un piede cavo (soprattutto nella forma idiopatica) può esistere a causa dell'ipomobilità di qualsiasi combinazione delle numerose articolazioni del piede e della caviglia. Trattamento manipolativo osteopatico In alcuni casi il piede cavo (soprattutto nella forma idiopatica) può essere trattabile attraverso la manipolazione osteopatica, attraverso una mobilizzazione articolare diretta (HVLA a livello dell'articolazione astragalica e dello scafoide, mobilizzazioni del cuboide e della prima articolazione metatarsale falangea) che indiretta (Strain-Counterstrain per il calcagno laterale). Clinicamente, la selezione delle tecniche appropriate dipenderà dalla valutazione dell'individuo (Wong et al., 2010) Sarà anche utile agire sul range di movimento del gastrocnemio e dell'articolazione sotto-astragalica (in particolare sul ripristino dell'eversione) anche attraverso un lavoro propriocettivo (Seaman, 2022).
Analisi osteopatica del piede cavo content media
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Pesenti Bucella Osteopata
19 giu 2022
In Osteopatia e sport
Introduzione Il nuoto è uno sport molto particolare, poiché richiede un efficiente e coordinato funzionamento di più sistemi: in primis di quello cardio-vascolare, essendo uno sport aerobico e di resistenza, quindi anche del sistema muscolo-scheletrico che deve supportare lo sforzo fisico del gesto atletico, ma deve anche gestire il fatto che non abbiamo alcuna base di appoggio. Non solo, anche il sistema respiratorio deve essere performante e armonizzato, essendoci per diverso tempo durante la pratica del nuoto una sostanziale mancanza di ossigeno. Analisi del movimento La principale forza propulsiva durante il nuoto proviene dalla porzione superiore del corpo. In questo post non sarà discussa la relazione tra nuoto e alterazioni funzionali come ausilio in presenza delle ultime (es. correlazione tra nuoto e scoliosi), ma sarà approfondito soprattutto il carico significativo che interessa la spalla, il cingolo scapolare e il triangolo superiore, tra una richiesta di stabilità e di mobilità (sempre in termini di disfunzione somatica, la quale è definita come una funzione alterata o alterata di componenti correlati del sistema somatico e può comparire nella fase iniziale della sensazione di dolore) (Granger et al., 2019). Il nuoto richiede molti movimenti ripetitivi al di sopra della testa (overhead movement), o almeno dai 90° in su rispetto all'asse trasverso passante per il cingolo scapolare. Sia questo posizionamento che il movimento in toto può favorire un quadro di impingement (Granger et al., 2019). L'impingement è la condizione in cui alcuni dei tessuti molli propri della spalla si infiammano (soprattutto a livello del tendine del muscolo sovraspinato), a causa dell'attrito e del conflitto con le vicine strutture ossee. La sintomatologia comprende: dolore acuto e a fitta in determinate posizioni (movimenti/posizioni overhead o in compressione, per esempio durante la notte). Il movimento sopracitato avviene soprattutto nella fase di recupero sia dello stile libero che del dorso; per fortuna anche durante la pratica sportiva ci possono essere degli escamotage affinché l'atleta non senta troppo dolore: quando si esegue lo stile libero non si deve ad esempio oltrepassare la linea mediana quando la mano entra in acqua (Lee et al., 2018). Oltre al dolore, ci sono anche altri segnali rivelatori durante la pratica sportiva: durante la fase di recupero il nuotatore potrebbe per esempio non alzare il gomito e portare invece un braccio molto largo durante la fase di recupero e di ingresso della mano. Oltre a quanto scritto sopra, bisogna ricordare che il nuoto può essere particolarmente sbilanciato a livello muscolare, poiché si sfrutta un'elevata quantità di sollecitazione sui muscoli che ruotano internamente e adducono la spalla; i muscoli che eseguono prevalentemente questi movimenti sono il gran dorsale e i pettorali (Granger et al., 2019). Per di più, una spalla molto mobile fornisce un vantaggio significativo durante le bracciate, in quanto consente di posizionarsi in maniera più adeguata al fine di aumentare la lunghezza della bracciata stessa e ridurre quindi la quantità di resistenza; tuttavia questa propensione favorisce quadri di instabilità e lesione (Lloyd and Jones, 2020). Come può un Osteopata aiutare un nuotatore (in collaborazione con l'allenatore)? Ci sono diversi modi in cui il trattamento manipolativo osteopatico può aiutare un nuotatore, insieme al lavoro che svolge insieme al suo allenatore, e non solo dal punto di vista muscolare, come introdotto nel primo paragrafo. - ESAME FUNZIONALE: valutazione del range di movimento articolare, della forza muscolare e della resistenza (non solo del triangolo superiore, ma del corpo in toto, essendo un'unica unità funzionale), ma anche a livello toracico e diaframmatico come macro area funzionale, al fine di favorire il lavoro del sistema respiratorio - ESAME DISFUNZIONALE: in particolare per i nuotatori con infortuni in anamnesi può essere estremamente utile determinare se c'è qualcosa si può cambiare o modificare nella tecnica dello stile scelto, al fine di ridurre il rischio di lesioni, anche a livello della colonna vertebrale - MONITORAGGIO E GESTIONE DELLA QUANTITA' DI CARICO: questo consiglio può essere seguito registrando la quantità di chilometri e sessioni di nuoto/rinforzo in palestra che si stanno eseguendo - ALLUNGAMENTO DINAMICO E STATICO: incorporare allungamenti dinamici nel trattamento manipolativo osteopatico favorisce la velocità e l'esplosività del gesto atletico, mentre prediligere l'allungamento statico nel post attività favorisce il drenaggio linfatico e la pulizia tissutale da prodotti potenzialmente pro-infiammatori
L'Osteopata e il nuoto content media
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Pesenti Bucella Osteopata
01 giu 2022
In Osteopatia e sport
INTRODUZIONE Il trail running viene definito come la corsa nella natura, in ambienti molto diversi gli uni dagli altri, con qualsiasi tempo atmosferico. È uno sport che sollecita soprattutto gli arti inferiori e la colonna vertebrale, senza dimenticarci che è uno sport di concentrazione e grande sforzo (fisico e mentale), soprattutto per le gare che si svolgono per più chilometri e per più giorni. PUNTO DI VISTA OSTEPATICO Dato che il trail running comprende ovviamente percorsi sia in salita che in discesa, bisogna saper alternare camminata e corsa e adattarsi al proprio ritmo, al fine di concludere la gara e con meno problemi muscolo-scheletrici possibili, ascoltando le sensazioni del proprio corpo. Il 19-79% dei corridori subisce lesioni Ci sono innumerevoli infortuni che i corridori devono affrontare, gestire e superare, lungo tutta la preparazione, la gara e il post-gara. In generale, la maggior parte degli infortuni durante il percorso sono dovuti ad un sovraccarico dei tessuti (ogni tessuto ha una certa capacità di resistere alla forza applicata ad esso, la quale può essere però oltrepassata). Le tecniche manipolative osteopatiche non verranno eseguite solo a livello dell'area specifica che causa dolore, ma anche in altri punti chiave del corpo del Paziente. Il trattamento manipolativo osteopatico varia per ogni soggetto. Quindi un Osteopata dovrà aiutare l'atleta nel: gestione del carico che risulterà variabile rafforzamento e bilanciamento a livello del cingolo pelvico miglioramento dell'appoggio del piede analisi dell'andatura e del ciclo del passo (arti superiori compresi) ... Ma anche in caso di (solo per fare qualche esempio): 1. GINOCCHIO = Sindrome femoro-rotulea - questa sindrome viene generalmente considerata come "ginocchio del corridore" - Sindrome da stress tibiale mediale -Tendinopatia rotulea 2. PIEDE - Fascite plantare - Infiammazione della fascia plantare 3. SCHIENA - capacità di rotazione della colonna vertebrale ALTRI PICCOLI CONSIGLI Stabilire un piano di allenamento vario (es. sessioni di frazionato, fartlek e chilometro verticale) Adattare l'alimentazione e rimanere idratati Non dimenticare il riscaldamento e lo stretching Seguire una buona preparazione fisica Non partire troppo veloce e approfittare dei punti di ristoro: il riposo e il recupero sono fondamentali CHIAMAMI PER UNA VISITA! Altri articoli relazionati:
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Pesenti Bucella Osteopata
23 mag 2022
In Adulti e anziani
L'osteoartrosi dell'articolazione femoro-tibiale porta in molti Pazienti all'insorgenza di un circolo vizioso di dolore, limitazione funzionale, inattività e debolezza. Vuoi sapere di più sul processo osteoartrosico? Clicca su: - https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/osteopatia-e-sport/artrosi-all-anca-fa-bene-muoversi - https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/salute-co/artrosi-e-trattamento-manipolativo-osteopatico - https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/adulti-e-anziani/artrosi-ma-di-cosa-stiamo-parlando Il trattamento manipolativo osteopatico mira a elongare i tessuti molli, rilasciare le aderenze tissutali, aumentare il flusso sanguigno e il drenaggio linfatico, ridurre l'edema, migliorare la gamma di movimento e ridurre il dolore. Diversi studi in bibliografia hanno rivelato che il trattamento manipolativo osteopatico (insieme a un costante esercizio fisico supervisionato) migliora la funzione, in particolar modo per quanto riguarda situazioni di rigidità, allevia il dolore e diminuisce l'aumento di attività muscolare, influenzando così anche la propriocezione articolare. Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6657763/pdf/TurkJPhysMedRehab-64-114-r2.pdf Vuoi prenotare per una visita o chiedere qualche informazione? Clicca qui
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Pesenti Bucella Osteopata
06 mag 2022
In Osteopatia e sport
E' ormai da qualche anno che aiuto i Pazienti che partono per dei cammini impegnativi che si prolungano per diversi giorni, come quello di Santiago de Compostela o quelli oriundi italiani, o che ritornano da queste tanto spettacolari quando impegnative esperienze. Partendo dal fatto che questo tipo di sfida non sia solo fisica ma anche mentale e che un allenamento specifico e costante sia la chiave per tentare queste imprese (insieme all'equipaggiamento e all'organizzazione del viaggio), vorrei sottolineare quanto il trattamento osteopatico possa aiutare la persona sia prima che dopo il la camminata. Prima dell'inizio sarà fondamentale trattare, mobilizzare e favorire il riscaldamento e la vascolarizzazione della muscolatura di tutto il corpo dell'atleta, insieme alla parte articolare, facendo particolare attenzione agli arti inferiori, al fine di evitare di incorrere ad esempio in una tendinite a carico del tendine d'Achille o in distorsioni (prestare comunque attenzione alle calzature utilizzate!). Questa specifica va fatta non solo per le condizioni del cammino in sè, ma anche per lo stile di vita proprio di quel soggetto: un Paziente sedentario o che indossa un certo tipo di calzature durante l'anno dovrà essere analizzato nello specifico per far adattare al meglio le strutture che verranno maggiormente sollecitate durante questa esperienza (soprattutto per quanto riguarda l'appoggio plantare). I microtraumi alle articolazioni tipici di questi lunghi cammini possono infatti favorire un profilo clinico che comporta dolore e infiammazione. Ad esempio, mi è stato riportato che dopo discese ripide e sostenute (riferimento al cammino di Santiago de Compostela: cammino di Francia - zona di Triacastela), le ginocchia possono soffrire in maniera particolare e possono dar adito a tutti e cinque i segni del processo infiammatorio (dolore, rossore, gonfiore, calore e incapacità funzionale). Ma non solo, dovendo indossare per tutto il percorso lo zaino, sarà doveroso valutare e trattare la capacità di movimento ed elastica della colonna vertebrale nello schema globale posturale di funzionamento, affinché il corpo del Paziente gestisca al meglio il suo baricentro ed il suo equilibrio. Successivamente il cammino, il trattamento osteopatico sarà utile per alleviare i dolori muscolari, trattare anche le strutture più profonde e favorire l'allungamento e la mobilità delle catene mio-articolari che sono state particolarmente utilizzate, al fine di favorire il drenaggio di tutte le strutture caudali, evitare situazioni di stasi e la pulizia dei cataboliti prodotti.
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Pesenti Bucella Osteopata
10 apr 2022
In Salute & co
Introduzione L'obesità clinica negli adulti è caratterizzata da un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30 kg/m2 ed è il risultato di molteplici fattori associati, come (Martin-Rodriguez et al., 2015) (Apovia, 2016) (Roberts, 2020): - genetica - profilo metabolico (es. in caso di dislipidemia, ipertensione o diabete di tipo 2) - intolleranze alimentari (es. al glucosio) - patologie (es. insufficienza renale o malattia epatica cronica) - influenze culturali - stato socio-economico - salute mentale Negli ultimi 40 anni, i tassi mondiali di obesità sono quasi triplicati e nel 2016 quasi due miliardi di adulti di età superiore ai 18 anni erano in sovrappeso o obesi - circa il 40% della popolazione mondiale - tuttavia l'obesità sta colpendo sempre di più gli individui più giovani (World Health Organization, 2017). La chirurgia bariatrica non è solo l'intervento clinico di maggior successo per l'obesità sviluppato negli ultimi decenni, ma anche il più conveniente se considerato a lungo termine nei Pazienti adulti, sebbene i risultati sugli adolescenti obesi siano stati scarsi, poichè più soggetti a un pool assai diversificato di fattori di influenza (Alsumali et al., 2018). Trattamento osteopatico e chirurgia bariatrica Mi sono ispirata per questo articolo ad alcuni Pazienti che ho avuto in visita (dopo alcuni anni dalla chirurgia bariatrica), i quali lamentavano principalmente mal di schiena e più in generale dolori muscolo-scheletrici. Partiamo dal fatto che attualmente non ci siano studi pubblicati che valutino l'efficacia del trattamento manipolativo osteopatico a lungo termine nei Pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica (Kim et al., 2019). L'unico articolo che correla il trattamento manipolativo osteopatico e la riduzione del punteggio del dolore nei Pazienti bariatrici è quello di Kim et al. del 2019, ma solo subito dopo l'intervento. Il trattamento osteopatico descritto nell'articolo è stato effettuato in ambiente ospedaliero, grazie anche al confronto con un gruppo di controllo (protocollo standard di controllo del dolore con pompa per analgesia controllata dal Paziente con morfina). Nel gruppo trattato con manipolazione osteopatica, i Pazienti hanno ricevuto il protocollo standard del dolore post-operatorio e il trattamento osteopatico durante il primo giorno post-operatorio. Sono state utilizzate tre tecniche: 1) rilascio sub-occipitale 2) rilascio dello stretto toracico 3) sollevamento delle coste. Analisi posturale dei Pazienti con chirurgia bariatrica La stabilità posturale viene determinata direttamente da caratteristiche antropometriche corporee, come l'altezza e il peso. L'aumento di peso con un eccessivo accumulo di tessuto lipidico, ma anche la sua subitanea perdita, sono associate a cambiamenti negli adattamenti biomeccanici posturali, soprattutto in correlazione al centro di gravità (Teasdale et al., 2007). L'aumento dell'adiposità e l'insufficienza muscolare che ne conseguono possono alterare le strategie locomotorie, la capacità di stare in stazione eretta, del passo e compromettere quindi così il feedback neuro-muscolare del Paziente. Da questa asserzione capiamo che i compensi nel macrosistema dell'equilibrio a lungo termine degli individui in stato di obesità non sono solo correlati alla costituzione corporea e a caratteristiche meccaniche, ma soprattutto somato-sensoriale (Pagnotti et al., 2020). Il sistema propriocettivo si deve adattare al nuovo peso corporeo (dopo essersi già adattato durante l'aumento di peso) grazie alla comunicazione neuro-muscolare; tuttavia durante lo stato di obesità il sistema propriocettivo perde di precisione e si instaura un'insensibilità del sistema ricettivo e di risposta: ad esempio l'adattamento dei recettori plantari risulta più lento a causa della pressione plantare aumentata (Walsh et al., 2015). Si è visto infine che la compromessa risposta di questi meccanocettori plantari (i quali sono fondamentali per la regolazione della postura) a causa di un'aumentata pressione a livello di tutte le regioni anatomiche degli arti inferiori (oltre alla pianta del piede è doveroso sottolineare la funzione stabilizzatrice della caviglia), viene compensata in particolar modo dal sistema visivo, influenzando così la coordinazione complessiva dell'individuo (Cruz-Gómez et al., 2016).
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Pesenti Bucella Osteopata
14 feb 2022
In Adulti e anziani
Introduzione La sciatalgia è una condizione molto dolorosa, in cui il Paziente avverte più comunemente dolore, associato a parestesie, nel territorio innervato dal nervo sciatico (faccia posteriore e laterale della coscia, della gamba e faccia plantare del piede). Spesso ci si riferisce erroneamente a qualsiasi lombalgia o dolore alle gambe come sciatica. La sciatica è il risultato diretto dell'interessamento patologico del nervo sciatico stesso o delle sue radici nervose: il nervo sciatico è costituito dalle radici nervose che originano da L4 a S2 e che si uniscono a livello del bacino. Due sono le considerazioni importanti da fare in caso di sciatalgia, anche riferendosi a un successivo trattamento: la maggior parte dei casi di sciatica deriva da una condizione infiammatoria, che porta a un'irritazione del nervo sciatico, ma può verificarsi anche una compressione diretta del nervo, che però porta a una disfunzione motoria più importante. Anamnesi remota e prossima e valutazione I Pazienti con sciatica di solito avvertono dolore a livello della colonna lombare e nella maggior parte dei casi il dolore interesserà un solo lato. Spesso i Pazienti possono descrivere il dolore come una sensazione di bruciore profonda, anche a livello dei glutei, spesso accompagnata da parestesia lungo tutta la gamba, fino ad arrivare al piede. Meno comunemente è associata una debolezza della gamba omolaterale (dello stesso lato). > Test di rievocazione: flessione dell'articolazione dell'anca insieme all'estensione del ginocchio; questi parametri riproducono tipicamente il dolore tra 30° e 70° di flessione dell'anca. > Esame obiettivo posturale osteopatico: https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/scopriamo-l-osteopatia/esame-obiettivo-posturale-osteopatico La diagnosi strumentale (in letteratura si consiglia una risonanza magnetica) è fondamentale se il dolore persiste per almeno 6 settimane, soprattutto se non ha risposto alla gestione conservativa. Il consulto dal Medico Curante o da un Neurochirurgo è assolutamente importante in presenza di altri sintomi, rispetto a quanto riportato sopra. Eziologia e diagnosi differenziale Educazione del Paziente (si consiglia di non improvvisare, ma chiedere un consulto ad un Professionista) Alternare impacchi caldi a livello lombare, per aiutare il comfort del Paziente Evitare di stare seduti o in piedi per lunghi periodi Eseguire esercizi specifici per la stabilità del core Fare allungamenti progressivi della colonna lombare e dei muscoli posteriori della coscia Favorire attività leggere e regolari come: camminare o nuotare (meglio se seguiti inizialmente) Utilizzare adeguate tecniche di sollevamento Gestione Utilizzo di FANS orali, analgesici oppioidi e non oppioidi, ciclo di corticosteroidi (orali o con iniezioni) o miorilassanti (l'utilizzo di tutti questi farmaci DEVE essere sempre valutato dal Medico Curante) Manipolazione spinale e manipolazione dei tessuti profondi Eventuale valutazione chirurgica al fine di correggere anomalie strutturali come: ernia del disco, ematoma epidurale, ascesso epidurale o tumore TUTTO QUELLO SPIEGATO IN QUESTA PAGINA E' SOLAMENTE A SCOPO INFORMATIVO E DIVULGATIVO, SE SI HANNO DEI DUBBI E' CONSIGLIABILE UN CONSULTO MEDICO Punto di vista osteopatico Essendo la manipolazione osteopatica parte della gestione conservativa in caso di sciatalgia, deve necessariamente valutare tutte quelle strutture che interessano direttamente e indirettamente il decorso e lo scorrimento del nervo sciatico. L'approccio osteopatico tratta le disfunzioni somatiche attraverso la manipolazione manuale, migliorando il range di movimento della muscolatura e delle articolazioni, favorendo quindi la funzione neuromuscolare, diminuendo la sensazione di dolore e migliorando l'equilibrio biomeccanico e biochimico. In questo caso sarà utile valutare e trattare quindi la colonna lombare, le articolazioni sacro-iliache e coxo-femorali (le anche), i muscoli piriforme, glutei, i muscoli intrinseci dell'anca e la catena postero-laterale dell'arto inferiore, il bilanciamento del bacino e dell'appoggio plantare.
Sciatalgia e Osteopatia content media
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Pesenti Bucella Osteopata
20 gen 2022
In ! NEW Ausilii per i Pazienti
Gli esseri umani trascorrono un terzo della loro vita dormendo: questo mette in prospettiva quanto sia importante la qualità sonno e come la corretta ergonomia del sonno debba fornire supporto e comfort adeguati (è consigliabile quindi non dormire a lungo sul divano!). Dormire bene la notte è essenziale per la nostra salute e il nostro benessere: ripristina i livelli di energia, consolida la memoria, riduce lo stress, abbassa la pressione sanguigna. Un sonno inadeguato, d'altra parte, è dannoso per la nostra salute e può anche portare a una riduzione dell'aspettativa di vita. Ricordo che le considerazioni del post devono essere sempre comprovate dal soggetto stesso perché non sono universali e che non esiste il cuscino o il materasso perfetto. Altezza d'ingresso del letto Una buona altezza di ingresso al sistema letto (materasso + rete) presenta notevoli vantaggi ergonomici, soprattutto con l'avanzare dell'età: è consigliabile scegliere l'altezza della rete e del materasso in base alle capacità motorie del soggetto. Se necessario sarebbe utile applicare delle maniglie o un supporto esterno per agevolare l'ingresso, anche per chi presenta patologie articolari o neurologiche croniche. Ambiente Per dormire bene la notte, è importante considerare l'ambiente in cui si dorme: ciò include un'illuminazione adeguata, i livelli di rumore e di temperatura. Cuscino Un cuscino di qualità fornisce un supporto per la colonna vertebrale, il collo e le spalle. Dovrebbe consentire al collo di allinearsi con il resto della colonna vertebrale, per cui i parametri da guardare sono: il materiale del cuscino stesso e del materasso, l'allineamento del collo e la larghezza delle spalle. PER CHI DORME A PANCIA IN SU' (supino): è consigliabile un cuscino più alto, senza però esercitare troppa compressione a livello della porzione anteriore del collo PER CHI DORME A PANCIA IN GIU' (prono): è consigliabile un cuscino più basso, al fine di non dare troppa pressione sulle strutture anatomiche posteriori del collo (ricordiamo che questa è la posizione meno indicata per una corretta igiene del sonno e che non bisogna assolutamente porre le braccia al di sotto del tronco) PER CHI DORME DI LATO: è consigliabile un cuscino che permetta l'allineamento del capo con il tronco, senza creare un'eccessiva tensione asimmetrica sul collo e le spalle PER CHI HA IL REFLUSSO: è consigliabile un cuscino a cuneo o il rialzo della parte superiore del materasso, al fine di favorire la digestione ed evitare la risalita del materiale gastrico (anche nei neonati!) Materasso Quando si tratta di materassi (o meglio della composizione rete + materasso), i materiali utilizzati per costruire l'intero sistema fanno la differenza. Questi hanno un effetto diretto sulla capacità di un materasso di fornire supporto e comfort, che rimangono sempre e comunque soggettivi. Un materasso adeguato consente una posizione neutra della colonna vertebrale, del capo, degli arti superiori e inferiori, delle spalle, del torace e del bacino ed è sempre in relazione con la composizione e l'altezza del cuscino. ! Materasso morbido + cuscino più basso (da vedere la misura delle spalle) ! Materasso rigido + cuscino più alto (da vedere la misura delle spalle) E' sempre consigliabile provare sia i materassi che i cuscini per il comfort personale prima dell'acquisto, ricordandosi che la vita media dei materassi è di 8-10 anni. Letto singolo o matrimoniale: è consigliabile che le due persone scelgano singolarmente il loro materasso, per avere un comfort su misura per ogni dormiente (un materasso matrimoniale tende a cedere più facilmente verso il centro). Posizioni del sonno Dormire supini: se si dorme sulla schiena, è utile posizionare un cuscino sotto le ginocchia e le gambe, per sollevarle leggermente e migliorare la posizione della colonna vertebrale e del bacino e favorire un buon flusso sanguigno. Questa posizione produce la minor quantità di pressione a livello articolare. Dormire di lato: se si dorme su un fianco, è bene posizionare o le ginocchia a circa 90° o un cuscino tra le ginocchia, per ridurre lo stress dell'anca, la colonna lombare e il bacino. Il cuscino utilizzato per sostenere la testa dovrebbe essere di dimensioni e densità adeguate per mantenere il collo allineato con il resto della colonna vertebrale. Dormire proni: dormire a pancia in giù non è l'ideale e dovrebbe essere evitato, ove possibile, poiché crea molto stress e pressione a livello delle strutture anatomiche posteriori del collo. ! Un punto a sè sono le braccia: è bene evitare di appoggiare la testa sul braccio o di sollevare il braccio sopra la testa, sotto il cuscino o sotto il proprio corpo, in quanto ciò può ridurre il flusso sanguigno, esercitare pressione sulla componente neurologica cervico-brachiale e portare a una sensazione di spalle rigide e formicolio a braccia e mani.
Ergonomia del sonno content media
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Pesenti Bucella Osteopata
17 gen 2022
In Scopriamo l'Osteopatia!
Per parlare dell’importanza del diaframma toracico inferiore dal punto di vista funzionale e disfunzionale, da una prospettiva puramente osteopatica, vorrei partire dal caso clinico di una Paziente che ho avuto in Studio qualche settimana fa. Caso clinico Donna, 55 anni – Operaia nel reparto confezionamento e imballaggio ANAMNESI PROSSIMA - Dolore sottodiaframmatico, associato a gonfiore addominale, dopo aver sollevato dei pesi al lavoro (circa 10 kg ognuno) - Il gesto più ripetitivo durante le 8 ore lavorative è la rotazione da sinistra verso destra - Questo è il primo episodio e il dolore viene esacerbato soprattutto durante la flessione anteriore del tronco ANAMNESI REMOTA - Tosse secca da circa 6 mesi, non riconducibile a patologie del tratto respiratorio - Allergie stagionali da febbraio a maggio (tempistica che non corrisponde ai 6 mesi della tosse secca, avente inoltre altre caratteristiche sintomatologiche) - Da bambina riporta diversi episodi di brochiolite e broncopolmonite Per analizzare questo caso clinico e approfondire la funzionalità del diaframma toracico inferiore durante tutta la nostra quotidianità e l'importanza di una sua disfunzione, partiamo dal fatto che il diaframma toracico inferiore non è solo responsabile dell'atto respiratorio. Ma partiamo come al solito da alcuni accenni di anatomia! 😊😍 Anatomia Il diaframma ha molti e diversi punti di origine, ossia dalle ultime sei coste, dallo sterno e dal processo xifoideo, fino ad arrivare alla colonna vertebrale lombare, grazie ai pilastri del diaframma, che si inseriscono prime quattro vertebre lombari e sui dischi intervertebrali associati. La parte superiore di questo diaframma ha la cupola destra leggermente più alta di quella sinistra, a causa della presenza del fegato. Da questa informazione capiamo che il diaframma ha molteplici connessioni non solo muscolo-scheletriche, ma anche viscerali, con: esofago, aorta e altri grossi vasi (vena cava inferiore e dotto toracico), nervo frenico, componente simpatica e nervo vago, polmoni, cuore, fegato, stomaco, milza e reni. Funzione Ma quindi quali sono le funzioni del diaframma toracico inferiore (che ricordiamo lavora costantemente in concerto con gli altri quattro diaframmi corporei)? - eliminare l'anidride carbonica e i cataboliti attraverso l’espirazione - immettere ossigeno attraverso l’inspirazione - regolare la pressione intra-toracica e intra-addominale - regolare l’afflusso e la circolazione di gran parte dei vasi sanguigni - attivare e regolare il sistema gastro-enterico - influenzare il battito cardiaco o la velocità respiratoria - indurre uno stato di rilassamento - sostenere gli organi addominali e pelvici Disfunzione Come abbiamo visto, a causa della sua importante influenza su diversi sistemi corporei, una sua alterata funzione può quindi portare a diversi disturbi, tra cui: - senso di oppressione o dolore al petto e alle spalle, per un’alterazione a livello della componente artrocinematica del torace e del cingolo scapolo-omerale - una sensazione di soffocamento o mancanza di respiro - palpitazioni o alterazioni del ritmo cardiaco - gonfiore o cattiva digestione, per una mancata regolazione della pressione tra la gabbia toracica e la cavità addominale sottodiaframmatica e per una alterata risposta neurologica - una cattiva postura e alterazioni durante la camminata, per pattern disfunzionali di movimento a livello fasciale e articolare - scarso flusso sanguigno alle e dalle gambe, stasi o emorroidi, per una cattiva funzione di smistamento e pompa dei fluidi (sia venosi, che arteriosi e linfatici) - vertigini e mal di testa, a causa della continuazione fasciale che si rinviene tra la regione toracica e quella cranio-cervicale - dolore alla colonna, in particolar modo a livello della regione di transizione toraco-lombare e a livello del bacino, a causa della stretta correlazione con la colonna spinale, il diaframma pelvico e i muscoli della parete addominale posteriore
Disfunzione del diaframma: quando pensarci? content media
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Pesenti Bucella Osteopata
13 gen 2022
In Osteopatia e sport
La condropatia femoro-rotulea (indicata anche come condromalacia, sindrome femoro-rotulea o ginocchio del corridore) è una patologia a carico della cartilagine ialina di rivestimento delle superfici articolari dell'osso, e in questo caso particolare a livello della faccia posteriore della rotula e quella anteriore del femore (solco trocleare), che si articolano fra di loro. In caso di condropatia si ha una degenerazione della cartilagine ialina, con una sua successiva perdita di spessore, lacerazione, fissurazione e anche erosione. Articolo di riferimento: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK459195/ Ma quali possono essere le cause? * pertinenza osteopatica - Iniezione frequente e a dosi elevati di alcuni farmaci - Varianti anatomiche - Invecchiamento - Micro-traumatismi * - Posizionamento più laterale della rotula (angolo Q anomalo del ginocchio) * - Non adeguato meccanismo estensorio del ginocchio * L'angolo Q non è altro che la misura della trazione del muscolo quadricipite, rispetto al vettore di trazione del tendine rotuleo sulla rotula. Un angolo normale è di 14° negli uomini e di 17° nelle donne (il quale ne facilita la presenza), a causa del diametro più largo nel bacino delle femmine. La condropatia può essere secondaria anche a lesioni, immobilizzazione prolungata e procedure chirurgiche, che portano alla diminuzione di tono e trofismo del quadricipite. Ma cosa accade nella cartilagine? Partiamo dal fatto, che a livello biomeccanico la cartilagine reagisca sia all'ambiente interno che ai carichi fisici esterni, mentre a livello tissutale è avascolare ed è priva di tessuto linfatico e neurale (ed è per questo che la sua riparazione e la sua rigenerazione sono molto problematiche e il più delle volte assenti). Oltre a sostanze condrotossiche iniettabili per altri tipi di trattamento, la causa può essere ricercata in micro-traumi, attività ripetute, stress in compressione o traumi locali, in cui può essere che la cartilagine sia esposta a citochinine pro-infiammatorie e a enzimi proteolitici. Quali sono i sintomi e la valutazione? Il dolore sordo e anteriore al ginocchio e dietro/intorno la rotula è il disturbo principale, solitamente aggravato da attività che aumentano lo stress sull'articolazione femoro-rotulea, come ad esempio salire le scale, accovacciarsi o correre. Può essere presente un versamento a livello anteriore e anche crepitii a livello articolare, ma solitamente il ginocchio non si presenta gonfio. L'anamnesi dovrebbe includere la valutazione di traumi e delle operazioni chirurgiche precedenti, condizioni di comorbilità, dolore o disfunzione a livello del piede e della caviglia e le attività che svolge il Paziente. Mentre l'esame obiettivo posturale osteopatico valuta il tono e il trofismo del muscolo quadricipite, l'orientamento del piede e della caviglia, ma anche una valutazione specifica a livello dell'articolazione femoro-rotulea (dolore, versamento, forza, mobilità e crepitii). Gestione e approccio osteopatico La gestione del Paziente con condropatia è difficile e purtroppo non esiste un protocollo specifico o delle linee guida di trattamento universalmente accettate come standard di cura. Sicuramente uno degli strumenti più importanti è il rinforzo selettivo, in particolare del muscolo quadricipite, della muscolatura glutea e della muscolatura periarticolare stabilizzatrice dell'anca, ma possono dare giovamento, seppur momentaneo, le ginocchiere apposite, oppure si possono utilizzare anche dei plantari, che riducano la pronazione del piede (ove presente), il kinesiotaping, al fine di guidare il movimento della rotula. Non solo, per un Osteopata è fondamentale la risoluzione delle disfunzioni somatiche associate alla condizione dolorosa e quindi sarà utile sfruttare anche la mobilizzazione delle componenti articolari e il rilascio mio-faciale, per le strutture che necessitano di maggior mobilità ed elasticità.
Condropatia femoro-rotulea: il ruolo dell'Osteopata content media
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Pesenti Bucella Osteopata
09 gen 2022
In Scopriamo l'Osteopatia!
Introduzione La deglutizione atipica è un’alterazione durante l’atto del deglutire (diversamente da una deglutizione dolorosa o da una disfagia, più tipiche del soggetto anziano, in correlazione a patologie neurologiche), azione che fa parte di un sistema complesso e articolato, il quale comprende anche le diverse attività oro-facciali, della masticazione, della mobilità dell'articolazione temporo-mandibolare e della lingua, della respirazione, ma anche la posizione a riposo della bocca; se non trattata, può avere ripercussioni anche durante tutta l'età adulta sull'assetto posturale del soggetto in toto. Le problematiche posturali possono insorgere a causa della posizione e dalla mobilità della lingua (che ricordiamo essere formata da tessuto muscolare e che si correla funzionalmente con altri muscoli attraverso una importante catena muscolare). La posizione fisiologica a riposo della lingua dovrebbe essere contro il palato, mentre la postura anomala della lingua durante la deglutizione atipica è tra le due arcate dentarie. Oltre alla scorretta posizione della lingua, la deglutizione atipica viene caratterizzata per la contrazione di alcuni muscoli (delle labbra e del mento), che in realtà dovrebbero essere a riposo. Chi ha una deglutizione atipica (se vuoi, prova!) porta quindi la lingua contro i denti durante la deglutizione, creando dei vettori di forza non idonei verso l'apparato dentale anteriore, impedendo una corretta funzione del muscolo massetere e favorendo così una tensione eccessiva a livello dei muscoli buccinatori e dei muscoli orbicolari della bocca. Tale movimento non fisiologico non è causato da una patologia, ma da abitudini che favoriscono la scorrettezza dell'attività stessa (esistono diversi tipi di deglutizione atipica, ossia deglutizione a spinta linguale semplice, deglutizione a spinta linguale complessa, deglutizione infantile e deglutizione disfunzionale primaria e secondaria): la postura della lingua tra i denti infatti è tipica del neonato, ma con l’età adulta (con il cambiamento della consistenza dei cibi assunti e l’eruzione dei denti) si dovrebbe correggere naturalmente. Esame obiettivo posturale osteopatico e anamnesi In relazione al caso clinico presentato, vale la pena elencare i diversi fattori eziologici della deglutizione atipica secondaria, i quali possono essere ricordati anche a distanza di anni dai Pazienti: problematiche legate ad adenoidi o alle tonsille, in accompagnamento a quadri di rinite allergica respirazione non corretta (per la maggior parte respirazione orale) frenulo linguale troppo corto macroglossia (lingua grossa) anteposizione della lingua e mandibola bassa a riposo apertura tra i denti anteriori problematiche psico-emotive suzione del pollice, bruxismo e onicofagia (mangiare le unghie) prolungato allattamento artificiale Punto di vista osteopatico Dal punto di vista osteopatico a livello posturale, come nella Paziente presa da esempio, si potranno rinvenire delle disfunzioni non solo a carico della porzione oro-linguale: infatti il Paziente potrebbe mostrare il tronco e la testa verso l'avanti, un aumento delle cifosi cervico-dorale e dorso-lombare, oltre a un aumento della pressione a livello addominale. Il nostro corpo funziona infatti attraverso innumerevoli meccanismi di compensazione e di adattamento, i quali hanno come obiettivo principale la stabilità del capo, della linea degli occhi, della mandibola, della colonna spinale e dei cingoli. E' quindi palese che, quando si inizia il trattamento manipolativo osteopatico di correzione della deglutizione, il ripristino del coordinamento dei muscoli sia a livello loco-distrettuale che sistemico diventa il focus principale. L'approccio manipolativo osteopatico può essere applicato anche ai Pazienti adulti: l'Osteopatia, in collaborazione con altri Specialisti (Dentista, Logopedista, Otorinolaringoiatra e anche Psicoterapeuta), può favorire infatti la rieducazione della deglutizione, attraverso un trattamento diretto della lingua e del distretto oro-facciale, della muscolatura masticatoria, della cerniera occipito-atlo-epistrofea, della muscolatura legata all'osso joide e dello joide stesso e della componente mio-fasciale che discende lungo tutto il torace, fino al diaframma e all'addome, non dimenticandoci che quest'ultimo risulta in correlazione funzionale anche con la colonna lombare ed il bacino. Conseguenze della deglutizione atipica Se si manifestano le caratteristiche sopra descritte già in età infantile, è importante intervenire subito, al fine di risolvere al più presto la scorretta funzione deglutitoria. Le conseguenze di una deglutizione atipica non corretta potrebbero essere infatti: problemi posturali alterato sviluppo a livello cranico e mandibolare scorretto posizionamento dentale ed eruzione dentale palato ogivale (o stretto) patologie dell’orecchio medio e a carico delle vie aeree superiori disturbi della fonazione, con distorsione di alcuni suoni (in particolare "s" e "z") alterazione durante la masticazione malocclusione aerofagia (addome gonfio, accompagnato da frequenti eruttazioni), flatulenza e borborigmi frequenti
Deglutizione atipica e postura content media
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Pesenti Bucella Osteopata
04 gen 2022
In ! NEW Ausilii per i Pazienti
Alcuni impacchi, preparati con oli essenziali, erbe medicinali e composti adeguati, possono essere sfruttati per alleviare sintomatologie dolorose a livello di tutto l'apparato muscolo-scheletrico. L'impacco dev'essere però considerato solo come un supporto alle cure e assolutamente non come una cura esclusiva e alternativa. Si raccomanda quindi di chiedere sempre il parere del proprio Medico Curante prima dell'utilizzo, al fine di valutare con attenzione possibili interazioni o controindicazioni. Estratto da un corso di Nutraceutica e redatto insieme alla mia Collega, Alice Carobbio I più conosciuti e reperibili sono: Alloro: impacco esterno con essenza di alloro, al fine di lenire stati infiammatori Argilla: in questo particolare caso, ci sono diverse distinzioni da fare! - Affaticamento: cataplasma caldo di argilla con arnica e artiglio del diavolo. Il cataplasma va coperto per 30 minuti (2 volte al giorno) - Cervicalgia: cataplasma caldo di argilla verde, aggiungendo arnica. Il cataplasma va coperto per 30 minuti (2 volte al giorno) - Contusione: dopo l’impacco con ghiaccio, cataplasma freddo di argilla rossa, aggiungendo arnica ed equiseto. Il cataplasma va tenuto per 30/60 minuti (2 volte al giorno) - Distorsione: dopo l’impacco di 15 minuti con ghiaccio, cataplasma freddo di argilla rossa e gialla, aggiungendo arnica. Il cataplasma va tenuto per 30/60 minuti (2 volte al giorno) - Dolori muscolari: cataplasma caldo di argilla verde e argilla rossa, aggiungendo olio essenziale di eucalipto e menta. Il cataplasma va coperto per 30/60 minuti (2 volte al giorno) - Dolori tendinei: cataplasma caldo di argilla verde e argilla rossa, aggiungendo olio essenziale di eucalipto. Tenuto per 30/60 minuti (2 volte al giorno) - Drenaggio: cataplasma argilla rossa e gialla, adatto a favorire l’eliminazione dei liquidi, gas e tossine in eccesso - Lombalgia: cataplasma caldo di argilla verde, aggiungendo arnica e artiglio del diavolo. Il cataplasma va coperto per 30/60 minuti (2 volte al giorno), soprattutto durante la fase acuta - Mal di testa: cataplasma caldo di argilla rossa, aggiungendo l’olio essenziale di menta. Il cataplasma va tenuto per 15 minuti (2 volte al giorno) Arnica: impacco esterno con crema di arnica (associata alla cannella, all'equiseto, al rosmarino o all'eucalipto) grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, analgesiche e stimolanti il micro-circolo Coriandolo: impacco esterno con olio essenziale di coriandolo, al fine di lenire stati infiammatori Ma si può usare anche... Bardana, equiseto, ginepro, ortica e sambuco, in particolar modo in caso di sensazione di rigidità e dolenzia nel movimento Ghiaccio, impacchi di aloe o argilla verde o bendaggi di malva, in caso di traumi diretti Magnesio, per migliorare l’attività muscolare - VERDURA: spinaci, bieta, carciofi e, in minor quantità, broccoli, cavoli e cavolfiori - Cereali in chicco interi, come pasta e riso integrali - Legumi, in particolare piselli, fagioli soprattutto quelli neri, lenticchie e ceci - FRUTTA: frutta secca, come mandorle e anacardi, crusca, ma anche pistacchi e noci - Cacao e cioccolato fondente Vitamina C o acido ascorbico, essenziale per la formazione, la crescita e la riparazione del tessuto connettivo Si trova in kiwi, uova, agrumi, peperoni, pomodori, cavoli, broccoli, lattuga
Impacchi: un aiuto al dolore content media
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Pesenti Bucella Osteopata
27 dic 2021
In Scopriamo l'Osteopatia!
Anamnesi remota La Paziente di questo caso clinico è una ragazza di 26 anni che lamenta cefalea da circa due anni. In quel periodo di tempo ha iniziato ad assumere come terapia una pillola ad uso contraccettivo, ha cominciato ad usare un bite notturno per un forte bruxismo e ha anche cambiato lavoro (segretaria d'azienda - minimo 8 ore al computer). Da allora riporta una cefalea parietale destra, che si presenta tutti i weekend. Negli ultimi 4 mesi gli episodi sono cambiati a livello di tempistica (riduzione del numero di episodi - circa uno al mese), ma non di intensità (VAS: 8) e nemmeno di tipologia (costringente, da anteriore a posteriore). Non riporta particolari traumi o patologie nella sua anamnesi. Anamnesi prossima Nelle ultime 3 settimane, sono riapparsi gli episodi della medesima cefalea, 2 volte alla settimana, anche con episodi infrasettimanali, che non ha mai riportato nella sua storia anamnestica. Questi nuovi episodi avvengono soprattutto alla mattina e alla sera e la Paziente li descrive come molto intensi, anche in associazione all'assunzione di alcool e alla permanenza in un luogo particolarmente luminoso. Il lavoro al computer è diventato più assiduo e duraturo, senza alcuna accortezza ergonomica. Ha aggiunto inoltre, che circa un mese fa ha ripreso gli allenamenti di pallanuoto, in cui deve sempre necessariamente utilizzare il braccio destro per schiacciare la palla, braccio che utilizza maggiormente anche durante l'attività lavorativa (es. utilizzo del mouse e riporre i documenti negli scaffali). Ha associato questa attività con i nuovi episodi di mal di testa: infatti esso inizia dal sovraspinato della spalla destra, arriva all'articolazione temporo-mandibolare omolaterale, giungendo infine alla solita zona parietale degli ultimi due anni. Esame obiettivo Razionale osteopatico e trattamento manipolativo Le caratteristiche della cefalea di questa Paziente sono riferibili a una cefalea tensiva, che vede con più probabilità nelle sollecitazioni biomeccaniche la causa di insorgenza. Il lavoro impegnativo (soprattutto a livello visivo e a livello del triangolo superiore del corpo) al computer, il prevalente utilizzo del braccio destro durante la giornata lavorativa, la maggior attività a livello della muscolatura masticatoria e gli allenamenti di pallanuoto infatti possono facilmente portare ad un sovraccarico di tutta la catena muscolare dell'arto superiore, che si connette anche al capo, tramite la muscolatura degli scaleni, del temporale e della muscolatura masticatoria. Il trattamento manipolativo osteopatico si è concentrato sulla priorità dello schema latero-torsivo della Paziente, come anche su quelle dello schema antero-posteriore, poiché entrambi influenzavano in maniera importante i sintomi della Paziente. Le priorità si sono rivelate per quanto riguarda lo schema latero-torsivo, la seconda vertebra cervicale (side-bending destro, rotazione a destra e flessione) e la muscolatura masticatoria a destra, mentre per quanto riguarda lo schema antero-posteriore, il passaggio cervico-dorsale e dorso-lombare. Oltre a questi punti, sono stati tratta i compensi distali, come a livello del bacino (che si sono rivelati simili a quella della porzione cranio-cervicale) degli arti inferiori e della colonna lombare, dove era presente un importante punto di torsione, come anche a livello cervicale.
Caso clinico - cefalea content media
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Pesenti Bucella Osteopata
21 dic 2021
In Scopriamo l'Osteopatia!
Introduzione Un episodio acuto di mal di schiena può durare da pochi giorni, fino a qualche settimana. Solitamente il dolore può apparire a seguito di uno sforzo fisico intenso, sia per durata, che per tipo e intensità o subito dopo un trauma o un incidente. Visto che molto spesso in ambito osteopatico si discute sull'approccio alla lombalgia cronica, oggi voglio approfondire la presentazione e la gestione di un Paziente in acuto. Iniziamo col dire che la lombalgia acuta è spesso causata da un improvviso interessamento traumatico e/o irritativo a livello dei muscoli, dei legamenti o della compagine osteo-articolare che si presenta lungo tutta la colonna spinale, ma anche a causa di infiammazioni viscerali che portano a un dolore riferito a livello somatico. Un episodio di lombalgia acuta può essere causato da: Fratture della vertebre (soprattutto in presenza di osteoporosi) Tumore che interessa direttamente la colonna vertebrale o metastasi Spasmo muscolare (molte volte secondario ad una patologia anche al di fuori della colonna) Protrusione o erniazione del disco intervertebrale Episodio sciatalgico Stenosi spinale Lesioni muscolari o legamentose Condizioni reumatiche Infezione della colonna vertebrale Fisiopatologia (punto divista osteopatico) Alcune delle patologie elencate sopra non sono assolutamente di pertinenza osteopatica (es. fratture, lesioni mio-articolari di alto grado, episodi acuti con causa reumatica, infezioni o tumori), ma le altre possono giovare del trattamento osteopatico, quali: protrusione, erniazione del disco intervertebrale o durante un episodio sciatalgico. Molte volte, la mancanza di una bilanciata forza muscolare e di un buon tono della compagine mio-fasciale non solo loco-regionale ma anche sistemica, anche in assenza di degenerazione, può portare ad una situazione di instabilità segmentaria e una mancanza di coordinazione tra i muscoli del tronco, dell’addome e della porzione lombo-pelvica e della regione coxo-femorale. Approccio manuale osteopatico e gestione del dolore Dal punto di vista osteopatico, è utile identificare dapprima gli obiettivi del trattamento manuale stesso, al fine di affrontare con criterio il dolore a livello della colonna: 1) ripristinare il movimento fisiologico e indolore del sistema muscolo-scheletrico interessato 2) migliorare la funzione neuro-muscolare loco-regionale e sistemica 3) riequilibrare la biomeccanica della porzione coinvolta in toto E’ quindi bene durante un approccio manuale osteopatico ad un Paziente in acuto, considerare un piano individualizzato, sia per quanto riguarda i tessuti molli che circondano e supportano la colonna vertebrale, sia le articolazioni che ne trasmettono il movimento a livello osseo, prediligendo un trattamento dalla periferia del dolore, fino ad arrivare delicatamente alla zona specifica. Oltre a ciò, va ricordato che il trattamento di un episodio acuto di mal di schiena comprende: a) riposo (dare modo al corpo di sfruttare i propri sistemi di autoguarigione) b) modifica dell'attività quotidiane (evitare sforzi fisici e mentali) c) assunzione di antinfiammatori non steroidei (dopo attenta valutazione medica) d) terapia fisica e) educazione del Paziente per evitare ricadute future
Episodio acuto: approccio osteopatico content media
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Pesenti Bucella Osteopata
13 dic 2021
In Osteopatia e sport
Le distorsioni acute di caviglia sono molto comuni e possono causare una significativa perdita di funzionalità della caviglia a breve termine, sia in stazione eretta che durante la deambulazione, ma anche lesioni ricorrenti e instabilità funzionale cronica. Ho già trattato di questo tipo di trauma, ma in questo post vorrei scendere nei dettagli della valutazione post-traumatica e del programma di esercizi successivo. Quindi è fondamentale sottolineare che una attenta valutazione e un trattamento appropriato possono ridurre la probabilità delle queste complicanze sopra menzionate: Identificare nella palpazione il legamento, le componenti ossee e articolari o il tendine della caviglia più dolenti e il meccanismo di lesione presente in anamnesi [le distorsioni della caviglia variano a seconda del meccanismo di lesione (es. inversione, eversione, rotazione o per contatto diretto), posizione del piede e forza di rotazione sull'articolazione e sulle strutture legamentose stabilizzanti] Appurare se vi è una storia di precedenti lesioni alla caviglia e analizzare la capacità del Paziente di sopportare il proprio peso corporeo dopo il/i trauma/i Si dovrebbe palpare anche il piede per lesioni associate, in particolar modo per quanto riguarda la base del quinto metatarso, dello scafoide e del mesopiede, in associazione a ecchimosi plantare Eseguire tutti i test del caso: test di compressione, stress test di rotazione esterna, test del cassetto anteriore e test di inclinazione dell'astragalo Seguire le regole della caviglia di Ottawa: 1) Dolorabilità sul bordo posteriore dei 6 cm distali o sulla punta del malleolo laterale 2) Dolorabilità sul bordo posteriore dei 6 cm distali o sulla punta del malleolo mediale 3) Incapacità di sostenere il peso subito dopo l'infortunio e per quattro passaggi al momento della valutazione Image credit: sul Paziente ho eseguito un bendaggio funzionale a un giorno dal trauma, con l'applicazione sottostante di un impacco di arnica, dopo aver eseguito un trattamento che mirava al drenaggio della zona Si deve iniziare per la gestione delle distorsioni acute della caviglia con il protocollo PRICE (protezione, riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione) - lo ricordo come nell'articolo presente in questo LINK, poichè credo che i primi momenti post-traumatici siano fondamentali anche per la successiva prognosi e risoluzione dei sintomi. PROTEZIONE: se confrontato con l'immobilizzazione, è stato riscontrato che il carico precoce con un supporto (fascia elastica a compressione o uno scarpone da passeggio) migliora il ritorno allo sport e al lavoro, il gonfiore persistente e il range di movimento RIPOSO: il riposo della caviglia infortunata deve essere protratto per le prime 72 ore, seguito da una graduale ripresa dell'attività come tollerato. Inizialmente, possono essere utilizzate le stampelle, se necessarie per il comfort GHIACCIO: per le prime 48 ore va applicata una fonte fredda a livello locale per almeno 20 minuti, ogni 3/4 ore COMPRESSIONE: la compressione può essere ottenuta con un bendaggio elastico, qualsiasi supporto per la caviglia o con un tutore semirigido o gonfiabile ELEVAZIONE: l'elevazione della caviglia lesa sopra il livello del cuore è altamente consigliata per le prime 24-48 ore, poichè può ridurre efficacemente il gonfiore associato alla lesione Ripresa del movimento e trattamento osteopatico La gamma di esercizi e di tecniche manipolative osteopatiche per la ripresa del movimento può essere avviata quando il dolore e l'edema iniziali si stabilizzano. I primi programmi di ripresa funzionale e di trattamento manipolativo dovrebbero iniziare con l'obiettivo di ripristinare il range di movimento, seguito dalla propriocezione, dall'allenamento neuro-muscolare e dall'allenamento della forza, in particolare dei muscoli peronei, per aiutare a combattere future lesioni o episodi ricorrenti. Insieme alla mobilità dell'articolazione e al tono muscolare infatti, è importante anche rieducare la percezione del proprio senso di posizione della regione corporea lesa e del movimento ad essa correlato. Le distorsioni della caviglia da lievi a moderate hanno in genere un recupero completo in 7-15 giorni. I sintomi che persistono oltre questo periodo dovrebbero richiedere una nuova rivalutazione. ! Le lesioni di basso grado, ossia di grado I e II, provocano generalmente stiramenti o lesioni microscopiche dei legamenti stabilizzanti, mentre una distorsione alla caviglia di alto grado, o di grado III, può compromettere anche le strutture tendinee, articolari e ossee.
Distorsione acuta di caviglia content media
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Pesenti Bucella Osteopata
11 dic 2021
In Salute & co
Hai mai indossato gli occhiali con un "tappo" quando eri piccolo? Ti hanno parlato di occhio pigro? C'è una connessione tra occhi e postura? ... vediamo assieme! Già nel primo ventennio dello scorso secolo è stata dimostrata una stretta relazione bidirezionale tra una postura scorretta e una variazione della simmetria posizionale e funzionale a livello degli occhi. Ricordiamo che il corpo è da considerare come un’unica unità anatomo-funzionale, al cui centro vi è il sistema nervoso centrale, il quale acquisisce e processa i vari input che provengono dall’esterno e vi risponde, grazie a un cambiamento del tono muscolare del sistema tonico-posturale, che modifica quindi l’atteggiamento posturale in toto. Qualsiasi squilibrio a carico di un sistema che recepisce tali informazioni (es, sistema visivo, uditivo…), scatena una risposta adattativa da parte degli altri sistemi di ricezione, con una conseguente alterazione anche a livello posturale. Dobbiamo necessariamente sottolineare che l’occhio è il principale organo sensoriale del sistema esterocettivo (informazioni luminose convertite in input elettrici) e propriocettivo (adattamenti dei muscoli extra-oculari e del sistema dell’oculocefalogiria, che comprende anche i muscoli della regione cervicale, che muovono la testa in direzione dello stimolo) di ricezione del sistema tonico-posturale, per cui eventuali differenze di acuità visiva possono portare ad adattamenti posturali compensativi e quindi ad algie a livello del rachide e problematiche lungo tutta la colonna. La relazione tra occhi e postura è quindi su base sia neurologica (movimento di inseguimento lento, vergenza, riflesso optocinetico-optocinesia, riflesso vestibolo-oculomotore, nistagmo e movimenti saccadici) che meccanica (i muscoli extra-oculari fanno parte della catena propriocettiva posturale). La modifica dell’attivazione dei muscoli extra-oculari determina una variazione nell’intera catena mio-fasciale omolaterale, fino al piede; quindi un atteggiamento posturale non funzionale per il soggetto preso in considerazione, ma soprattutto reiterato nel tempo, può dunque dare origine ad alterazioni automatiche che possono presentarsi lungo tutta questa catena, ma anche viceversa, come nel caso di problematiche a livello del piede o dell’articolazione temporo-mandibolare che causano problemi visivi. Quindi, lo scopo principale della relazione tra postura e occhio è di assicurare un funzionamento efficace durante la percezione visiva: si capisce così che durante attività visive durature e specifiche (ad esempio lavorare al computer, leggere o guardare la tv per molte ore), la postura supporti notevolmente il sistema visivo, grazie al mantenimento del corpo in una posizione tale da stimolare in modo simmetrico i due occhi.
Relazione tra occhio pigro e postura content media
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Pesenti Bucella Osteopata
03 dic 2021
In Gravidanza: come aiutarla
1. Introduzione e anamnesi delle Pazienti A. Prima gravidanza per una donna sulla trentina, all'inizio del terzo trimestre, con dolore centrale a livello della sinfisi pubica e lungo il primo terzo del compartimento dei muscoli adduttori a livello di entrambe le cosce B. Seconda gravidanza per una donna sulla trentina, alla fine del terzo trimestre e prossima al parto con dolore in regione pubica, con irradiazione a livello del pavimento pelvico (durante l'episodio peggiore il dolore si è esteso fino al coccige) e dolore centrale lombo-sacrale C. Seconda gravidanza per una donna sulla trentina, alla fine del secondo trimestre, con dolore centrale a livello della sinfisi pubica e a livello della porzione prossimale del muscolo dell'adduttore lungo e del ventre dell'adduttore breve di sinistra D. Seconda gravidanza per una giovane ventenne, all'inizio del terzo trimestre, con dolore monolaterale a livello della branca pubica destra, accompagnato da dolore posteriore a livello del piriforme, dell'articolazione lombo-sacrale e della sacro-iliaca E. Terza gravidanza per una donna sulla quarantina, con dolore monolaterale a livello della branca pubica destra, accompagnato da dolore posteriore a livello gluteo (in particolar modo del medio gluteo) che prosegue a livello della faccia posteriore della coscia e della colonna lombare omolaterale 2. Risultati dell'esame obiettivo A. La Paziente mostrava un aumento ponderale considerevole (> 25 kg circa), con aumento della lordosi lombare a livello dei metameri di L3L4, rettilinizzazione a livello della giunzione lombo-sacrale, flessione delle articolazioni delle ginocchia e intra-rotazione di entrambi gli arti inferiori B. La Paziente mostrava un'antiversione e un'anteposizione del bacino, accompagnate da una importante tensione a livello della zona dell'ipogastrio, rettilinizzazione degli ultimi metameri lombari e un forte tono muscolare a livello della muscolatura del pavimento pelvico C. La Paziente mostrava una intra-rotazione di tutto l'arto inferiore sinistro, con appiattimento della volta plantare, flessione dell'articolazione del ginocchio e dell'anca, deviazione omolaterale del bacino e un forte tono muscolare a livello del triangolo dello Scarpa D. La Paziente mostrava una contrattura importante della muscolatura periarticolare dell'articolazione dell'anca destra, in associazione a una disfunzione dell'osso astragalico del piede omolaterale e una rettilinizzazione dell'intera colonna lombare E. La Paziente mostrava uno schema latero-torsivo dell'intero complesso sacro-lombo-pelvico, con carico maggiore a livello dell'arto inferiore destro e della fossa iliaca destra, flessione del ginocchio sinistro e intra-rotazione del femore destro 3. Piano di trattamento a breve e lungo termine A. Il trattamento si è concentrato sulla inibizione della catena postero-interna degli arti inferiori, con mobilizzazione in estensione e in extra-rotazione delle ginocchia e delle anche e con mobilizzazione in estensione dell'articolazione lombo-sacrale B. Il trattamento si è concentrato sulla inibizione in primis della muscolatura del pavimento pelvico bilateralmente, con normalizzazione delle tensioni anteriori uterine, manipolazione della cicatrice del taglio cesareo del primo parto e mobilizzazione in estensione delle ultime vertebre lombari C. Il trattamento si è concentrato in particolar modo sulla catena mediale dell'intero arto inferiore, con mobilizzazione della volta plantare, dell'articolazione del ginocchio e dell'anca e inibizione diretta della muscolatura adduttoria in disfunzione D. Il trattamento si è concentrato sulla mobilizzazione in extra-rotazione dell'articolazione dell'anca destra, con tecnica HVLA a livello dell'articolazione tibio-tarsica e mobilizzazione in side-bending destro della colonna lombare (in particolar modo a livello della giunzione dorso-lombare) E. Il trattamento si è concentrato sulla normalizzazione delle tensioni uterine a livello della fossa iliaca destra, integrandola con una mobilizzazione specifica della giunzione lombo-sacrale e sacro-iliaca e una tecnica HVLA a livello del ginocchio omolaterale 4. Risultato post-trattamento A. La Paziente ha mostrato un netto miglioramento del dolore fin da subito, in particolar modo in stazione eretta e durante la deambulazione, riportandomi anche una diminuzione della sensazione di peso a livello della regione pubica B. La Paziente ha riportato un miglioramento della sintomatologia in particolar modo a livello lombo-sacrale durante i mestieri casalinghi al termine dei tre incontri, seppur mantenendo un dolore di intensità minore a livello del pavimento pelvico, in particolar modo in stazione eretta C. La Paziente ha riportato un notevole miglioramento già dopo la prima seduta nelle attività quotidiane e durante la camminata (attività che le procurava maggior dolore), con un lieve senso di dolenzia, soprattutto nel punto di maggior densità, a livello del triangolo dello Scarpa D. La Paziente ha riportato il maggior miglioramento dell'intero ciclo di manipolazione successivamente alla tecnica HVLA a livello dell'articolazione tibio-tarsica, la quale ha ridotto di molto il dolore a livello del piriforme e dell'articolazione lombo-sacrale E. La Paziente ha riportato un beneficio maggiore a livello della sciatalgia solo dopo alcune sedute di trattamento, mentre il dolore a livello della branca pubica destra si è ridotto mobilizzando soprattutto il femore, sia a livello della porzione prossimale che distale
Pubalgia in gravidanza: case report a confronto content media
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Pesenti Bucella Osteopata
22 nov 2021
In Osteopatia e sport
Molte volte i Pazienti che mi contattano, usano i termini "strappo", "contrattura", "cordone" e "nervo", come se fossero dei sinonimi. ... ma partiamo dall'inizio ... I muscoli scheletrici sono formati da cellule denominate "miociti", o anche "fibre muscolari", cellule cilindriche e multinucleate. Una singola fibra muscolare è contenuta con altre, in strutture chiamate "fascicoli", raggruppate da diversi strati di tessuto connettivo e innervate da un motoneurone alfa, formando così l'unità motoria. L'interessamento algico delle fibre muscolari si distingue in: 1. contrattura 2. stiramento 3. strappo Lesioni non strutturali 1. La contrattura muscolare non prevede una lesione anatomica delle fibre muscolari, ma consiste in una risposta del tessuto ad una contrazione non fisiologica sia come tipo (es. cambiamento nel protocollo di allenamento o contrazioni eccentriche prolungate), durata (es. condizione di affaticamento) che intensità (es. attività ad alta intensità). I sintomi e i segni sono: dolore all'attivazione, indolenzimento e pesantezza, rigidità tissutale e limitazione funzionale. 2. Lo stiramento muscolare è un allungamento repentino e non fisiologico del distretto preso in considerazione, che provoca un dolore acuto e improvviso, ma di intensità sopportabile. Lesioni strutturali 3. Lo strappo muscolare prevede una rottura delle fibre muscolari, la quale provoca un dolore ben localizzato, lancinante, immediato ed evocato da un movimento specifico. Gli strappi possono essere di I°, II° e III°, a seconda del numero delle fibre coinvolte. Come procedere a seguito di una delle tre lesioni? Primi 2/3 giorni Utilizzo del ghiaccio (sempre avviluppato in un canovaccio o nel sacchetto con il quale è venduto!), seguendo il protocollo "PRICE", ossia protezione della parte + riposo + ghiaccio ogni 3 ore per 20 minuti (crioterapia) + compressione con l'ausilio di una benda elastica + elevazione rispetto al cuore Seguendo il protocollo “POLICE”, ossia protezione + carico ottimale + ghiaccio + compressione + elevazione, intraprendere una ripresa progressiva e bilanciata rispetto agli stress meccanici Prediligere specifici trattamenti che mirino al drenaggio dei tessuti Dai 3 ai 7 giorni dal trauma Lo stretching può essere passivo, assistito o attivo, in base alla sopportazione del Paziente e al grado di lesione Intraprendere mobilizzazioni neuronali periferiche, al fine di detensionarle e aumentare la flessibilità muscolare locale e un programma di esercizi isometrici con un carico progressivo (iniziare senza resistenza) Associare a quanto detto prima, esercizi propriocettivi e della stabilità dell'addome, per migliorare il controllo neuro-muscolare e posturale CLICCA https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4592039/ se vuoi approfondire l'argomento
Strappo muscolare vs contrattura content media
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Pesenti Bucella Osteopata
19 nov 2021
In Adulti e anziani
1. Introduzione ai Pazienti A. Uomo di 80 anni, con protesi totale del ginocchio sinistro - pensionato, ex meccanico B. Donna di 63 anni, con protesi monocompartimentale bilaterale - impiegata C. Donna di 71 anni, con protesi a cerniera del ginocchio destro - pensionata, ex insegnante 2. Anamnesi A. L'esordio si rifà ad un trauma contusivo diretto al ginocchio sinistro durante un incidente stradale in moto a 18 anni, non trattato o riabilitato. Presenza di continui episodi di cedimento e blocco a livello articolare, soprattutto durante le camminate in montagna, per i successivi 2 anni. Primo intervento in artroscopia per meniscectomia mediale nel 2011, che migliora la mobilità articolare. Nel 2020 inizia la presentazione dolorifica ingravescente e progressiva, a livello del ginocchio e a livello del quadricipite sinistro (talvolta anche a destra), che porta il Paziente ad inizio 2021 alla protesi totale. Esecuzione di trattamenti fisioterapici fin da subito e osteopatici post-chirurgici, da Ottobre 2021 B. Nessun trauma o causa medica apparente per rigidità e dolore bilaterale ingravescente, in particolar modo a livello del ginocchio sinistro, negli ultimi 15 anni. Primo intervento di meniscectomia laterale del ginocchio sinistro nel 2009, che ha migliorato la condizione dolorifica, ma non la rigidità articolare, che permane e peggiora negli anni successivi. La Paziente ha provato diverse terapie per la gestione del dolore residuo e della rigidità, senza grande successo, esiti che l'hanno portata ad Aprile 2021 alla protesi totale bilaterale delle ginocchia (durante la medesima operazione). Esecuzione di trattamenti fisioterapici fin da subito e osteopatici pre e post-chirurgici, da Luglio 2021 C. Trauma contusivo diretto del ginocchio destro nel Luglio del 2017, per caduta accidentale da una scala, con esiti di fratture multiple scomposte a livello femorale e rotuleo, che hanno portato la Paziente a un primo intervento di stabilizzazione, sempre nel 2017. A seguito di ciò, e per i successivi 4 anni fino ad oggi, ha continuato la riabilitazione e i trattamenti osteopatici (tranne negli ultimi mesi del 2021). Ha subìto un secondo intervento per la rimozione dei mezzi di sintesi nel 2018 e nel 2019 è stata sottoposta a protesi semivincolata a cerniera del ginocchio destro 3. Risultati dell'esame obiettivo post-operatorio A. Il Paziente mostrava un ginocchio edematoso (in particolar modo nella porzione supero-laterale del ginocchio e livello della porzione distale della cicatrice), con dolore durante le attività giornaliere, come ad esempio nel camminare, nel fare la cyclette o nel salire le scale, a livello articolare e lungo il decorso del muscolo quadricipite bilateralmente, che gestiva con un periodo di riposo (circa 15 minuti) e l'utilizzo di antinfiammatori. Il ginocchio mostrava una buona mobilità articolare, sia in estensione che in flessione, sebbene ci fossero dei punti importanti di fissità a livello del quadricipite (a circa 2/3 del ventre) B. La Paziente mostrava entrambi gli arti inferiori edematosi in toto, fino ai piedi compresi, con flessione pronunciata a livello articolare del ginocchio e dell'articolazione dell'anca. La Paziente aveva difficoltà nella deambulazione (anche per pochi metri), nella flessione, ma in particolare nella estensione delle ginocchia (maggiormente nel ginocchio sinistro) e della lombo-sacrale e riferiva infine dolore anche a letto, durante la notte e la mattina. Le catene posteriori degli arti inferiori si mostravano notevolmente accorciate, soprattutto a livello popliteo e l'esito cicatriziale risultava maggiormente problematico a destra C. La Paziente mostrava al termine delle tre operazioni tre cicatrici: una mediale e due laterali sovrapposte, di cui una delle due risultava maggiormente edematosa e con diversi punti di aderenza, in particolar modo nella porzione prossimale. L'estensione del ginocchio era buona, mentre nel movimento di flessione la Paziente mostrava maggiori difficoltà (per diversi mesi dopo le operazioni non superava i 100°). Il ginocchio risultava tuttavia asciutto e indolore durante la giornata, non come invece durante la stazione eretta prolungata, il movimento di flessione passiva e la digitopressione localizzata, che scatenavano un dolore intenso e subitaneo Esempio di fine trattamento osteopatico, con l'ausilio del kinesio tape 4. Piano di trattamento A. Il trattamento osteopatico mirava al drenaggio della regione supero-laterale del ginocchio, alla manipolazione diretta della porzione distale della cicatrice e all'inibizione dei punti di fissità a livello del ventre del quadricipite, al fine di migliorare lo scorrimento tissutale, durante i movimenti di flesso-estensione, soprattutto in carico. Per bilanciare le sollecitazioni convogliate lungo l'arto inferiore sinistro operato, si è trattato e rinforzato anche il complesso pelvico-trocanterico destro. Uso associato del kinesio tape B. Il primo e più importante approccio agli arti inferiori di questa Paziente è stato quello del richiamo venoso e linfatico, al fine di aiutare l'edema pluriarticolare, in associazione alla manipolazione delle cicatrici addominali antecedenti, della catena diaframmatica e del complesso linfonodale inguinale. Inoltre è stato necessario continuare a manipolare le catene postero-interne di entrambi gli arti inferiori, soprattutto a livello mediale del cavo popliteo, congiuntamente alla ripresa del movimento di estensione del ginocchio sinistro e della giunzione lombo-sacrale e al drenaggio locale della rotula destra. Uso associato del kinesio tape C. Il trattamento mirava in particolar modo alla ripresa della mobilità fine e complessiva dell'articolazione del ginocchio, tramite la manipolazione delle cicatrici, della rotula e dell'articolazione femoro-tibiale stessa, unitamente alla mobilizzazione delle articolazioni adiacenti, soprattutto a livello della tibio-tarsica e della sotto-astragalica. E' stato vitale anche un approccio di tipo fasciale, dati i diversi accessi in punti diversi, al fine di ripristinare la corretta mobilità dei tessuti periarticolari, per trasmettere al meglio i vettori di forza dal ginocchio agli altri distretti articolari 5. Risultato effettivo a Novembre 2021 A. Il Paziente mostra ad oggi un ginocchio senza segni di infiammazione, se non successivamente alla stazione eretta prolungata. La cyclette, il salire le scale e la deambulazione non provocano più dolore, se non negli ultimi minuti di esecuzione. Nell'ultimo periodo non è stato più seguito un protocollo fisioterapico, grazie alla buona ripresa del tono muscolare; tuttavia ho preferito comunque lasciare al Paziente degli esercizi giornalieri di mantenimento B. La Paziente non mostra più una situazione di edema a livello degli arti inferiori, mentre risulta ancora da migliorare l'estensione del ginocchio sinistro, la mobilità articolare lombare (comunque in presenza di una situazione degenerativa importante) e la resistenza durante la stazione eretta. Dorme tranquillamente ed è riuscita a completare una camminata in piano di 2 ore, grazie anche al lavoro fisioterapico e di mantenimento, che continua a seguire C. La Paziente, nonostante abbia cessato di eseguire gli esercizi raccomandati e di recarsi al centro fisioterapico, mostra una notevole resistenza sia durante la stazione eretta che durante la camminata. Gli unici sintomi rimanenti sono l'affaticamento mio-articolare, fino in lombare, se queste due attività perdurano a lungo (2/3 ore) e un dolore puntiforme mediale, durante il sollevamento di pesi importanti (ad esempio durante la spesa)
Protesi al ginocchio a confronto - CASE REPORT content media
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