Introduzione
L'obesità clinica negli adulti è caratterizzata da un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30 kg/m2 ed è il risultato di molteplici fattori associati, come (Martin-Rodriguez et al., 2015) (Apovia, 2016) (Roberts, 2020):
- genetica
- profilo metabolico (es. in caso di dislipidemia, ipertensione o diabete di tipo 2)
- intolleranze alimentari (es. al glucosio)
- patologie (es. insufficienza renale o malattia epatica cronica)
- influenze culturali
- stato socio-economico
- salute mentale
Negli ultimi 40 anni, i tassi mondiali di obesità sono quasi triplicati e nel 2016 quasi due miliardi di adulti di età superiore ai 18 anni erano in sovrappeso o obesi - circa il 40% della popolazione mondiale - tuttavia l'obesità sta colpendo sempre di più gli individui più giovani (World Health Organization, 2017).
La chirurgia bariatrica non è solo l'intervento clinico di maggior successo per l'obesità sviluppato negli ultimi decenni, ma anche il più conveniente se considerato a lungo termine nei Pazienti adulti, sebbene i risultati sugli adolescenti obesi siano stati scarsi, poichè più soggetti a un pool assai diversificato di fattori di influenza (Alsumali et al., 2018).
Trattamento osteopatico e chirurgia bariatrica
Mi sono ispirata per questo articolo ad alcuni Pazienti che ho avuto in visita (dopo alcuni anni dalla chirurgia bariatrica), i quali lamentavano principalmente mal di schiena e più in generale dolori muscolo-scheletrici.
Partiamo dal fatto che attualmente non ci siano studi pubblicati che valutino l'efficacia del trattamento manipolativo osteopatico a lungo termine nei Pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica (Kim et al., 2019).
L'unico articolo che correla il trattamento manipolativo osteopatico e la riduzione del punteggio del dolore nei Pazienti bariatrici è quello di Kim et al. del 2019, ma solo subito dopo l'intervento.
Il trattamento osteopatico descritto nell'articolo è stato effettuato in ambiente ospedaliero, grazie anche al confronto con un gruppo di controllo (protocollo standard di controllo del dolore con pompa per analgesia controllata dal Paziente con morfina).
Nel gruppo trattato con manipolazione osteopatica, i Pazienti hanno ricevuto il protocollo standard del dolore post-operatorio e il trattamento osteopatico durante il primo giorno post-operatorio. Sono state utilizzate tre tecniche: 1) rilascio sub-occipitale 2) rilascio dello stretto toracico 3) sollevamento delle coste.
Analisi posturale dei Pazienti con chirurgia bariatrica
La stabilità posturale viene determinata direttamente da caratteristiche antropometriche corporee, come l'altezza e il peso. L'aumento di peso con un eccessivo accumulo di tessuto lipidico, ma anche la sua subitanea perdita, sono associate a cambiamenti negli adattamenti biomeccanici posturali, soprattutto in correlazione al centro di gravità (Teasdale et al., 2007).
L'aumento dell'adiposità e l'insufficienza muscolare che ne conseguono possono alterare le strategie locomotorie, la capacità di stare in stazione eretta, del passo e compromettere quindi così il feedback neuro-muscolare del Paziente. Da questa asserzione capiamo che i compensi nel macrosistema dell'equilibrio a lungo termine degli individui in stato di obesità non sono solo correlati alla costituzione corporea e a caratteristiche meccaniche, ma soprattutto somato-sensoriale (Pagnotti et al., 2020).
Il sistema propriocettivo si deve adattare al nuovo peso corporeo (dopo essersi già adattato durante l'aumento di peso) grazie alla comunicazione neuro-muscolare; tuttavia durante lo stato di obesità il sistema propriocettivo perde di precisione e si instaura un'insensibilità del sistema ricettivo e di risposta: ad esempio l'adattamento dei recettori plantari risulta più lento a causa della pressione plantare aumentata (Walsh et al., 2015).
Si è visto infine che la compromessa risposta di questi meccanocettori plantari (i quali sono fondamentali per la regolazione della postura) a causa di un'aumentata pressione a livello di tutte le regioni anatomiche degli arti inferiori (oltre alla pianta del piede è doveroso sottolineare la funzione stabilizzatrice della caviglia), viene compensata in particolar modo dal sistema visivo, influenzando così la coordinazione complessiva dell'individuo (Cruz-Gómez et al., 2016).