Studio Pesenti Bergamo
di Gaia Pesenti Bucella
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Precisazioni pre-lettura!
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Da inizio Dicembre 2023 è stato chiarito il profilo professionale dell'Osteopata:
“L’Osteopata è il professionista sanitario, in possesso di laurea triennale universitaria abilitante o titolo equipollente e dell’iscrizione all’albo professionale, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie interventi di prevenzione e mantenimento della salute attraverso il trattamento osteopatico di disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie, nell’ambito dell’apparato muscolo-scheletrico.”
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Quindi, grazie a questa importante tappa, si aggiunge che la figura dell’Osteopata (sempre attraverso una valutazione globale del Paziente), favorisca una diminuzione del carico allostatico (cioè le modifiche raggiunte in risposta a stimoli ambientali e interni) di tutto il corpo, stimoli i meccanismi intrinseci di autoregolazione e di autoguarigione.
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Date quindi queste premesse, l'approvazione del nuovo Decreto e quanto scritto nel forum negli anni, vorrei sottolineare come il l trattamento osteopatico sia incentrato unicamente sulla persona e sia mirato al mantenimento ed al miglioramento dello stato di salute del Paziente. L’Osteopata infine educa e consiglia, anche attraverso esercizi, il Paziente su come gestire e conservare al meglio il proprio sistema corporeo.
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Buona lettura!
Forum
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- Scopriamo l'Osteopatia!Considerazioni introduttive I movimenti sul piano coronale del tronco, del bacino e delle articolazioni degli arti inferiori sono stati identificati come fattori chiave che contribuiscono allo sviluppo di problemi alle articolazioni degli arti inferiori, in particolare a livello del ginocchio e alla colonna lombare, come in caso di lombalgia, di dolore femoro-rotuleo, di andatura di Trendelenburg (il bacino che cade sul lato non supportato durante il carico di una gamba sola nella fase di appoggio dell'andatura), della sindrome della bendeletta ileo-tibiale, di lesioni a livello del legamento crociato anteriore e di artrosi al ginocchio (Sinsurin et al., 2020) (Daniel et al., 2017). Asimmetrie e movimenti alterati sono spesso rilevati e associati a una compromissione clinica e identificati inoltre come un fattore di rischio per lo sviluppo di lesioni, come ad esempio una flessione laterale del tronco, una caduta pelvica e un valgismo del ginocchio (Sinsurin et al., 2020). I muscoli abduttori dell'anca sono stati identificati come i muscoli più importanti per controllare e stabilizzare il bacino durante la locomozione. Il muscolo medio gluteo svolge un ruolo chiave nel controllo del movimento pelvico coronale sopracitato e qualsiasi compromissione funzionale di questo muscolo può portare a un'eccessiva flessione laterale del tronco, che può essere osservata in persone con una varietà di problemi al ginocchio e alla lombare (Sinsurin et al., 2020) (Daniel et al., 2017) (Flack et al., 2014). Oltre a ciò, durante l'andatura il gluteo medio è responsabile della produzione e del controllo della rotazione sul piano trasversale e della posizione sul piano frontale dell'articolazione dell'anca, fornendo stabilità al complesso coxo-lombo-pelvico (anca + lombare + bacino) (Sandler et al., 2019) Considerazioni biomeccaniche specifiche su una disfunzione del muscolo medio gluteo Una debolezza o la disfunzione del medio gluteo si può tradurre in diversi cambiamenti biomeccanici che alterano quindi la posizione e la stabilità del bacino; tale condizione è associata infatti a molte lesioni dell'arto inferiore e ad anomalie nella deambulazione e nella corsa: l'effetto di un medio gluteo non biomeccanicamente efficace risulta perciò in una biomeccanica alterata a livello dell'anca, la quale è ben descritta negli studi clinici e supportato anche da modelli matematici (Sandler et al., 2019) (Daniel et al., 2017). La compromissione del movimento sul piano coronale nei Pazienti con un medio gluteo in disfunzione include la flessione dallo stesso lato del tronco e una caduta pelvica controlaterale durante l'appoggio, il quale è anche un meccanismo che aumenta il carico sul compartimento interno del ginocchio (Sinsurin et al., 2020). Durante la deambulazione l'arto in appoggio accetta il peso corporeo dal contatto del piede alla fase di spinta per muovere il corpo in avanti, mentre durante lo step-down la funzione dell'arto singolo è quella di controllare la discesa del corpo e consentire la progressione in avanti senza crollare sull’arto inferiore (Sinsurin et al., 2020). Da ciò si comprende che una disfunzione dei muscoli compresi nel complesso coxo-lombo-pelvico-anca risulta a livello biomeccanico in (Sandler et al., 2019): 1. una ridotta forza e un ridotto spessore muscolare del gluteo medio 2. una ridotta produzione di forza di abduzione dell'anca (prevalgono quindi l’adduzione e la rotazione interna del femore) 3. un reclutamento alterato dei muscoli dell'anca 4. un pattern di attivazione muscolare da distale a prossimale nell'arto inferiore rispetto a prossimale-distale 5. una compressione del disco intervertebrale 6. una rotazione anteriore del bacino omolaterale (dallo stesso lato) 7. schemi di movimento alterati Particolare da sottolineare è la connessione tra medio gluteo e dischi intervertebrali: in letteratura i suggerisce che una disfunzione del medio gluteo causi una distribuzione non uniforme della pressione sui dischi intervertebrali e un successivo sovraccarico nelle articolazioni lombari (Sandler et al., 2019). Infine, studi recenti suggeriscono che gli schemi di reclutamento motorio e di efficienza motoria possono essere influenzati da punti trigger latenti: più punti trigger sono presenti, maggiore è la gravità del dolore e la probabilità di interruzione dei modelli fisiologici di attività muscolare (Sandler et al., 2019).Mi piace
- Scopriamo l'Osteopatia!Definizione Il piede cavo è una condizione di pertinenza ortopedica che è comunemente caratterizzata dall'arco plantare interno longitudinale aumentato ed esistono diverse variazioni del piede cavo, le quali possono essere associate a condizioni neurologiche o muscolo-scheletriche acquisite, ereditarie e congenite (Seaman, 2022) (Maynou et al., 2017) (Oh-Park et al., 2015). Anatomia e biomeccanica patologica Sulla causa esatta della presenza del piede cavo ci sono pareri dissonanti in letteratura, ma come conseguenza si ha la maggior parte delle volte uno squilibrio tra i muscoli antagonisti, in particolare il peroneo lungo e il tibiale anteriore, il quale porterà ad uno scarso assorbimento degli urti (Seaman, 2022) (Maynou et al., 2017). Le caratteristiche anatomo-biomeccaniche saranno (Seaman, 2022) (Maynou et al., 2017): • primo metatarso plantarflesso • varismo del retropiede • relativa debolezza dei muscoli peroneo breve e tibiale anteriore • aumento della potenza dei muscoli tibiale posteriore e peroneo lungo • reclutamento dell'estensore lungo dell'alluce e dell'estensore lungo delle dita • deformità "a rialzo" dell'alluce e deformità delle unghie delle dita dei piedi • carenza dei muscoli interossei • dita a forma di artiglio • pressione aumentata sulle teste metatarsali • aumentata tensione nell'aponeurosi plantare • contrattura della fascia plantare • gastrocnemio rigido e poco elastico Possibile sintomatologia correlata I Pazienti con i piedi cavi possono essere privi di disturbi neurologici, ma possono sviluppare dolore associato a vari distretti muscolo-scheletrici, in particolare della porzione laterale del piede (ad esempio tendinite peroneale o distorsione della caviglia laterale) (Oh-Park et al, 2015). Infatti un tallone varo sovraccarica tutte le strutture laterali del piede e della caviglia e può quindi portare ad un'artrite della caviglia, ma anche una condizione di instabilità cronica, la quale è stata ben documentata (Seaman, 2022). Eventuali insorgenze di sintomatologie in Pazienti con piede cavo possono avvenire mentre si impegnano in attività fisiche o sportive e possono quindi lamentare (Oh-Park et al., 2015): • Dolore e calli sulla porzione laterale del piede laterale • Fratture da stress sul 5 ° metatarso e del malleolo mediale • Frattura da stress dell'osso sesamoide sotto la prima testa metatarsale • Artrite del mesopiede e sindrome del tunnel tarsale anteriore • Tendinite/tendinosi peroneale • Dolore al tallone • Fascite plantare • Distorsione laterale della caviglia • Tendinosi o tendinite d'Achille inserzionale o borsite • Dolore laterale e anteriore del ginocchio • Sindrome della bendeletta ileo-tibiale Dobbiamo sottolineare quindi che un sospettato, ma meno noto, fattore di rischio per il dolore articolare a livello degli arti inferiori e della porzione lombo-sacrale possa essere sia la postura del piede che la sua funzione. Tuttavia, dobbiamo ricordare che le associazioni con la postura del piede o la sua funzione e il rischio di dolore articolare non sono universali (Buldt et al., 2018). L'evidenza biomeccanica supporta anche l'idea che i piedi con posizioni estreme o della loro funzione siano associati ad un alterato allineamento funzionale a livello degli arti inferiori e a modelli alterati di attivazione muscolare, che si ripercuotono anche a livello del bacino, della colonna e del tronco, infatti si ritrova in letteratura una netta correlazione tra una deviazione della spalla, della scapola e del bacino (Buldt et al., 2018) (Yi and Kim, 2014). Esempio di esame obiettivo in una Paziente con piede cavo omolaterale Elementi Essenziali Della Valutazione La presentazione di questa condizione può essere semplicemente il risultato di una biomeccanica anormale e una sua identificazione e la gestione associata sono essenziali per il successo del trattamento ed evitare le recidive (Seaman, 2022). Esame fisico (Seaman, 2022): • Arco mediale rialzato • Retropiede varo • Ridotto range di movimento passivo della dorsi-flessione della caviglia (gastrocnemio e tendine d'Achille accorciati) • Pronazione sotto-astragalica ridotta (quindi relativamente più libera nella supinazione) • Calli solitamente sotto il 1° e 5° metatarso con/senza dolorabilità • Valgo dell'avampiede (1° raggio più basso del resto dell'avampiede) che spinge il retropiede in varo • Ipotrofia muscolare del peroneo breve e del tibiale anteriore > Coleman Block Test: valutazione per esaminare la flessibilità (e quindi la sua riducibilità ) del varo del retropiede. > Esame neurologico: se nell'esame clinico si notano positività a livello neurologico è necessario un rinvio medico. Valutazione funzionale clinica: mobilità , autocognizione e comportamento (Seaman, 2022): • La valutazione dell'andatura è essenziale soprattutto nei piedi cavi di eziologia neurologica • Andatura steppage o piede cadente (per debolezza del tibiale anteriore) • Iperestensione della punta in fase oscillante (compensazione con estensori per debole attività del tibiale anteriore) • Valutazione delle calzature: a) usura laterale della suola b) deformazione laterale superiore della scarpa c) usura eccessiva e punti di pressione sul 1° e 5 ° capo metatarsale Dobbiamo ricordare che un piede cavo (soprattutto nella forma idiopatica) può esistere a causa dell'ipomobilità di qualsiasi combinazione delle numerose articolazioni del piede e della caviglia. Trattamento manipolativo osteopatico In alcuni casi il piede cavo (soprattutto nella forma idiopatica) può essere trattabile attraverso la manipolazione osteopatica, attraverso una mobilizzazione articolare diretta (HVLA a livello dell'articolazione astragalica e dello scafoide, mobilizzazioni del cuboide e della prima articolazione metatarsale falangea) che indiretta (Strain-Counterstrain per il calcagno laterale). Clinicamente, la selezione delle tecniche appropriate dipenderà dalla valutazione dell'individuo (Wong et al., 2010) Sarà anche utile agire sul range di movimento del gastrocnemio e dell'articolazione sotto-astragalica (in particolare sul ripristino dell'eversione) anche attraverso un lavoro propriocettivo (Seaman, 2022).Mi piace
- Osteopatia e sportIntroduzione Il nuoto è uno sport molto particolare, poiché richiede un efficiente e coordinato funzionamento di più sistemi: in primis di quello cardio-vascolare, essendo uno sport aerobico e di resistenza, quindi anche del sistema muscolo-scheletrico che deve supportare lo sforzo fisico del gesto atletico, ma deve anche gestire il fatto che non abbiamo alcuna base di appoggio. Non solo, anche il sistema respiratorio deve essere performante e armonizzato, essendoci per diverso tempo durante la pratica del nuoto una sostanziale mancanza di ossigeno. Analisi del movimento La principale forza propulsiva durante il nuoto proviene dalla porzione superiore del corpo. In questo post non sarà discussa la relazione tra nuoto e alterazioni funzionali come ausilio in presenza delle ultime (es. correlazione tra nuoto e scoliosi), ma sarà approfondito soprattutto il carico significativo che interessa la spalla, il cingolo scapolare e il triangolo superiore, tra una richiesta di stabilità e di mobilità (sempre in termini di disfunzione somatica, la quale è definita come una funzione alterata o alterata di componenti correlati del sistema somatico e può comparire nella fase iniziale della sensazione di dolore) (Granger et al., 2019). Il nuoto richiede molti movimenti ripetitivi al di sopra della testa (overhead movement), o almeno dai 90° in su rispetto all'asse trasverso passante per il cingolo scapolare. Sia questo posizionamento che il movimento in toto può favorire un quadro di impingement (Granger et al., 2019). L'impingement è la condizione in cui alcuni dei tessuti molli propri della spalla si infiammano (soprattutto a livello del tendine del muscolo sovraspinato), a causa dell'attrito e del conflitto con le vicine strutture ossee. La sintomatologia comprende: dolore acuto e a fitta in determinate posizioni (movimenti/posizioni overhead o in compressione, per esempio durante la notte). Il movimento sopracitato avviene soprattutto nella fase di recupero sia dello stile libero che del dorso; per fortuna anche durante la pratica sportiva ci possono essere degli escamotage affinché l'atleta non senta troppo dolore: quando si esegue lo stile libero non si deve ad esempio oltrepassare la linea mediana quando la mano entra in acqua (Lee et al., 2018). Oltre al dolore, ci sono anche altri segnali rivelatori durante la pratica sportiva: durante la fase di recupero il nuotatore potrebbe per esempio non alzare il gomito e portare invece un braccio molto largo durante la fase di recupero e di ingresso della mano. Oltre a quanto scritto sopra, bisogna ricordare che il nuoto può essere particolarmente sbilanciato a livello muscolare, poiché si sfrutta un'elevata quantità di sollecitazione sui muscoli che ruotano internamente e adducono la spalla; i muscoli che eseguono prevalentemente questi movimenti sono il gran dorsale e i pettorali (Granger et al., 2019). Per di più, una spalla molto mobile fornisce un vantaggio significativo durante le bracciate, in quanto consente di posizionarsi in maniera più adeguata al fine di aumentare la lunghezza della bracciata stessa e ridurre quindi la quantità di resistenza; tuttavia questa propensione favorisce quadri di instabilità e lesione (Lloyd and Jones, 2020). Come può un Osteopata aiutare un nuotatore (in collaborazione con l'allenatore)? Ci sono diversi modi in cui il trattamento manipolativo osteopatico può aiutare un nuotatore, insieme al lavoro che svolge insieme al suo allenatore, e non solo dal punto di vista muscolare, come introdotto nel primo paragrafo. - ESAME FUNZIONALE: valutazione del range di movimento articolare, della forza muscolare e della resistenza (non solo del triangolo superiore, ma del corpo in toto, essendo un'unica unità funzionale), ma anche a livello toracico e diaframmatico come macro area funzionale, al fine di favorire il lavoro del sistema respiratorio - ESAME DISFUNZIONALE: in particolare per i nuotatori con infortuni in anamnesi può essere estremamente utile determinare se c'è qualcosa si può cambiare o modificare nella tecnica dello stile scelto, al fine di ridurre il rischio di lesioni, anche a livello della colonna vertebrale https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/scopriamo-l-osteopatia/esame-obiettivo-posturale-osteopatico - MONITORAGGIO E GESTIONE DELLA QUANTITA' DI CARICO: questo consiglio può essere seguito registrando la quantità di chilometri e sessioni di nuoto/rinforzo in palestra che si stanno eseguendo - ALLUNGAMENTO DINAMICO E STATICO: incorporare allungamenti dinamici nel trattamento manipolativo osteopatico favorisce la velocità e l'esplosività del gesto atletico, mentre prediligere l'allungamento statico nel post attività favorisce il drenaggio linfatico e la pulizia tissutale da prodotti potenzialmente pro-infiammatori https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/osteopatia-e-sport/stretching-e-catene-mio-fascialiMi piace
Aggiornamento web site: 16/06/2024