L'equilibrio posturale è definito come la capacità di mantenere l’ortostasi, senza assistenza e senza cadute, tramite adattamenti efficienti che fanno interagire in maniera efficace, per ogni singola persona in modo unico e irripetibile, le varie parti del soggetto fra di loro e con lo spazio che lo circonda (Kostiukov et al, 2009).
L'esame della funzionalità dell’equilibrio posturale del Paziente è quindi un passaggio meticoloso durante le visite osteopatiche, proprio per le sue molteplici interrelazioni sistemiche, le quali si instaurano a livello corporeo anche a distanza (Kostiukov et al, 2009).
!TIP: tipicamente l’approccio osteopatico, come anche durante l’esame obiettivo posturale, coinvolge il corpo del Paziente in modo olistico e multidimensionale, basandosi su (Fryer et al, 2009):
· colore, secchezza/umidità e temperatura della cute
· presenza di edemi, foruncoli o arrossamenti
· tensioni viscerali
· distribuzione dei carichi e disposizione del corpo nello spazio
· confronto tra porzione destra e sinistra, sia a livello di stabilità che di movimento
· simmetria tra le componenti anatomiche contigue e non (es. allineamento oculare, ATM e appoggio plantare)
· rinvenimento di disfunzioni somatiche primarie e secondarie > CLICCA PER SCOPRIRE COSA SI INTENDE PER DISFUNZIONE SOMATICA!
!TIP: il Paziente permane nella posizione a lui più comoda per qualche minuto, mentre il terapista lo osserva sia da lontano che da vicino e testa funzionalmente le varie parti del corpo, le loro proporzioni e le loro correlazioni, che non sempre si trovano a livello loco-regionale (Fryer et al, 2009).
In posizione statica, il centro di massa corporeo si trova relativamente sopraelevato, mentre la base di appoggio è relativamente piccola; dati questi due elementi, si capisce come la postura sia intrinsecamente instabile e dinamica. Pertanto, è importante sottolineare inizialmente che semplici considerazioni biomeccaniche possono spiegare il comportamento posturale solo in parte (Ivanenko and Gurkinkel, 2018) (Shadmehr, 2017).
Ma allora quali sono i principi cardine che determinano le configurazioni posturali abituali, le quali sono tutt’altro che passive (Ivanenko and Gurkinkel, 2018) (Balestrucci et al, 2017) (Shadmehr, 2017) (Assländer e Peterka, 2014) (Caneiro et al, 2010)?
1. Tono posturale: attivazione tonica dei muscoli distribuita lungo il corpo, al fine di fornire uno specifico atteggiamento posturale e generare una certa forza contro il suolo (testabile tramite l'entità della resistenza muscolare all'allungamento)
2. Supporto antigravitazionale: supporto fornito dalle forze passive che si dissipano lungo i sistemi osteo-articolari, legamentosi, pressori e muscolari
3. Controllo neurale: la postura non compete solo ai muscoli, bensì a circuiti neurali specializzati, caratterizzati da attività distinte che regolano il movimento e la stabilità
4. Integrazione sensitivo-motoria multisensoriale: la periferia (da considerare non solo la forza prodotta, ma anche le proprietà visco-elastiche tissutali e gli input sensoriali: ad esempio una cicatrice particolarmente densa o una distorsione particolarmente importante possono creare dei punti di aderenza poco adattabili) e il centro devono essere in grado di comunicare efficientemente
!TIP: introdotte queste nozioni teoriche, si può comprendere meglio perché un Osteopata analizzi il Paziente sia in ortostasi che sdraiato sul lettino:
· piano frontale e linea di gravità mediana (per identificare eventuali deviazioni latero-torsive, ad esempio una scoliosi o una deviazione in valgismo del ginocchio)
· piano laterale e linea di gravità laterale (per identificare eventuali deviazioni antero-posteriori, ad esempio una rettilinizzazione della colonna cervicale, una ipercifosi dorsale o una antiversione del cingolo pelvico)