Una delle domande più frequenti che mi viene posta è: “ma tu tratti le ossa?”
La risposta più immediata, legata alla parte più semplicistica della domanda, è no, ma è comunque interessante analizzare il tessuto osseo, poiché è grazie alla sua presenza e la sua architettura che il nostro corpo vanta una certa stabilità e forma. Oggi vorrei approfondire una porzione specifica del tessuto osseo, ossia quello spugnoso, poiché molte Pazienti, riferendosi soprattutto alla MOC, vogliono sapere di cosa si tratta e se ci sono alterazioni di tipo osteopenico o osteoporotico a suo carico.
L’osso spugnoso è la porzione più interna di un osso del corpo umano, che esso sia breve, lungo o piatto; tale tessuto si rinviene soprattutto a livello delle epifisi, ossia le estremità delle ossa lunghe ed è una ricca riserva di calcio, la cui struttura configura la forma e la stabilità dell’elemento osseo che si sta analizzando (es. nella MOC viene presa in considerazione soprattutto la colonna lombare e il collo del femore, poiché siti di più facile rarefazione e fragilità ossea).
Tutto ciò è permesso grazie ad una architettura traforata, in cui si alternano cavità e trabecole ossee: queste ultime formano una mirabile rete tridimensionale di piccole spicole ramificate, che delimitano un labirinto di spazi intercomunicanti, occupati dal midollo osseo emopoietico (che produce le cellule del sangue) e da tessuto adiposo. Da qui osso “spugnoso”, poiché la struttura fin qui descritta è simile a una spugna rigida.
Le lamelle quindi si dispongono a livello spaziale a formare un traliccio di barrette e lamine di varia lunghezza, estensione e forma, delimitando precisi spazi midollari e sono così rivestite da tessuto endostale. Questo traliccio osseo è organizzato secondo la più efficiente orientazione possibile a livello biomeccanico e fisico, attraverso delle precise linee di carico: infatti durante l’evoluzione e gli adattamenti funzionali del corpo umano, si è arrivati al migliore sistema di dissipazione delle forze di trazione, torsione e compressione e dei carichi corporei, rendendo così l’elemento osseo resistente e flessibile. Tuttavia, vi sono dei punti di maggior fragilità, come a livello del triangolo di Ward, a livello del collo del femore.