ANATOMO-FISIOLOGIA
La coordinazione tra il cingolo pelvico e quello scapolare è di fondamentale importanza durante la deambulazione e la statica, ma non solo: il movimento funzionale collegato del tronco dovrebbe essere incorporato con il range di mobilità sia della spalla che del bacino, al fine di avere un movimento fluido e continuo e una flessibilità fisiologica anche del torace (porzione più rigida del tronco), in concerto con i gruppi muscolari tonici e fasici dell'intero tronco. Gli schemi di movimento del busto hanno una direzione a spirale e diagonale e la presenza di questi schemi consente ai muscoli di agire unitamente all'intera colonna vertebrale (Park et al., 2012) (Mangone et al., 2011).
Tuttavia questa coordinazione deve tenere conto di un aspetto biomeccanico fondamentale, ossia che il cingolo scapolare è molto mobile, lavorando a catena cinetica aperta, mentre la colonna e il cingolo pelvico (in particolar modo il tratto dorsale), sono molto stabili, visto che lavorano a livello biomeccanico a catena cinetica chiusa. Ciò significa che il cingolo scapolare è più vulnerabile a traumi, lesioni o alterazioni funzionali, dato che per esempio la scapola è un osso che scivola sulla gabbia toracica, grazie a una mirabile coordinazione di ben 17 muscoli; l'unica articolazione stabile del cingolo scapolare è quindi l'articolazione sterno-claveare, in cui la clavicola si articola con il torace (Ham et al., 2010).
Per mantenere la stabilità posturale durante la rotazione assiale del tronco ad esempio, il corpo richiede non solo un feedback sensoriale o l'attivazione muscolare da parte di tutte le aree anatomiche coinvolte, ma anche la risposta sensibile e precisa dei recettori propriocettivi. L'efficacia della coordinazione spinale nell'integrazione cinematica con la spalla e e con la pelvi, durante la rotazione assiale del tronco, potrebbe essere influenzata perciò dall'equilibrio posturale e dalle prestazioni neuro-muscolari del soggetto (Park et al., 2012).
Per esempio, durante un servizio di tennis la potenza generata a livello del cingolo scapolare deve seguire una determinata catena cinetica che inizia proprio con la forza prodotta dagli arti inferiori, dal tronco e dall'intera colonna spinale. Poiché la massa muscolare della spalla è relativamente esigua, se viene generato un momento inadeguato dalle precedenti strutture della catena cinetica, la spalla deve "recuperare" e generare una potenza che non le spetta, essendo piuttosto a livello biomeccanico un regolatore di forza (Carcia et al., 2011)
QUADRO DISFUNZIONALE
È stato riportato che il movimento alterato del tronco (in termini di rotazione assiale, flessibilità e agilità) può determinare una gamma motoria limitata e modelli biomeccanici anormali del movimento lombo-pelvico associato e viceversa (questi modelli devono necessariamente essere analizzati su tutti i piani e gli assi di movimento). È noto che negli individui con lombalgia ad esempio sia aumentata questa attività muscolare sbilanciata, non coordinata e asimmetrica (Park et al., 2012) (Ham et al., 2010).
La diminuzione del range di mobilità angolare spinale del tronco potrebbe favorire perciò un minor scorrimento tissutale e articolare, un cambiamento nelle loro caratteristiche visco-elastiche e ridurre persino la funzione della colonna lombare e dell'articolazione dell'anca (Jo et al., 2011).
Alcuni studi hanno riportato che questi difetti posturali statici e dinamici si traducono in: anomalie della curvatura spinale, rilevanti disfunzioni motorie del ritmo lombo-pelvico e della rotazione coordinata spalla-bacino, con meccanismi compensatori propriocettivi non coordinati del tronco (Davidsson and Risling, 2011) (Park et al., 2012)
ESAME OBIETTIVO OSTEOPATICO
Per quanto concerne tutto ciò che è stato spiegato nei primi paragrafi, l'esame obiettivo posturale osteopatico deve richiedere un processo più complesso, che coinvolga sia la funzione motoria integrata tra i diversi distretti anatomici che tutte quelle prestazioni che sono di competenza del sistema dell'equilibrio (Park et al., 2012).
Al fine di considerare le diverse conseguenze dei limitati angoli di rotazione spalla-pelvi, potrebbero essere necessarie diverse strategie di analisi, sia del movimento pelvico che di quello scapolare (Brophy et al., 2010).
Di conseguenza, è importante esaminare il movimento disfunzionale nella regione pelvica e del triangolo superiore, considerando l'intera colonna vertebrale, per comprendere i meccanismi compensatori, oltre alla scarsa propriocezione del soggetto (Park et al., 2012) (Cantato and Kim, 2011).
Eventuali restrizioni dei tessuti molli e/o siti di dolore rimanenti devono quindi essere valutati apprezzando l'asimmetria tra la parte destra e la sinistra, la limitazione di movimento presente e le anomalie della trama tissutale (Cantato and Kim, 2011) (Park et al., 2012).
Una valutazione anatomo-funzionale precoce complessiva potrebbe essere importante per comprendere i meccanismi compensatori e prevenire quadri lesivi articolari (Jo et al., 2011).