Da un punto di vista terminologico, il parto vaginale si può chiamare anche eutocico, mentre il parto cesareo è definito con il termine distocico, poiché è una modalità di parto in cui non avviene la fisiologica discesa del feto attraverso il canale osteo-artro-muscolare del parto e la vagina.
Il parto vaginale favorisce diversi eventi corporei che aiutano il neonato nell'approccio con l’ambiente esterno:
(1) la componente fluidica fuoriesce dai polmoni, permettendo gli scambi gassosi successivi, grazie anche ad un adattamento del muscolo diaframmatico
(2) avvengono importanti cambiamenti nel sistema cardio-circolatorio, consentendo un più efficiente smistamento e utilizzo della componente ematica nel corpo del neonato
(3) il nascituro entra in contatto con la flora batterica della madre, arricchendo la propria capacità protettiva, in senso sia qualitativo che quantitativo
(4) si verifica un graduale cambiamento di pressione tra l’ambiente intra-uterino e quello esterno
(5) il feto entra in contatto con i tessuti della madre, sia durante la fuoriuscita dal canale del parto che successivamente, quando l’Ostetrica appoggia il neonato sul petto della madre (bonding neonatale); ciò rafforza notevolmente la relazione con essa, attraverso la corretta percezione tattile, olfattiva e sensoriale
Tutto ciò che è stato sopra descritto non avviene durante il parto cesareo, sebbene sia una modalità assolutamente da preferire in certe circostanze che potrebbero evolvere in maniera infausta, sia per la madre che per il bambino. Nonostante ciò, diversi studi hanno dimostrato che a seguito di questa tipologia di parto, il nascituro può presentare alcune alterazioni nella percezione e nell'integrazione degli stimoli provenienti dall'ambiente che lo circonda e nelle proprie interazioni fisiche con esso.
Tutto ciò deve essere comunque ulteriormente indagato e approfondito, ma in alcuni articoli gli autori hanno scoperto che i neonati venuti alla luce con un taglio cesareo hanno mostrato una minore capacità di integrazione degli stimoli sensoriali (olfatto, tatto e memoria visiva/percezione visuo-spaziale) rispetto ai bambini nati da parto naturale (Tian, 2009) (Huang et al. 2005) (Varendi et al. 2002).
Questa minore capacità di integrazione si è vista per esempio nel contatto e nella relazione madre-figlio: i neonati partoriti con taglio cesareo esperivano il tocco o l’abbraccio come un evento stressante e dimostravano una chiara resistenza tattile e relazionale con la madre a causa dell'esperienza traumatica della nascita e del mancato bonding neonatale (Herguner et al, 2012) (Wiklund et al, 2009) (Mao e Jing, 2005).
Perché allora portare il proprio bambino dall’Osteopata successivamente a un parto cesareo? La risposta ci arriva direttamente dalla neuro-fisiologia: nel nostro corpo sono presenti diversi tipi di fibre neurologiche, in particolare in questo caso ci interessa uno specifico tipo di fibre c meccano-sensibili, o c-tattili, che rispondono efficacemente a un tocco delicato e lento (Mcglone et al, 2017).
I neonati, che non hanno esperito il contatto con la madre durante il parto, necessitano di tale tocco per gestire adeguatamente il dolore, il proprio metabolismo, la qualità del sonno e per far maturare adeguatamente il sistema nervoso (Elkiss and Jerome, 2012).
Il senso del tatto è quindi uno dei vari meccanismi per trasdurre gli stimoli periferici alla corteccia cerebrale e quindi attraverso l’elaborazione soggettiva, un Paziente sarà in grado di produrre delle risposte comportamentali, grazie all’associazione e all’integrazione delle informazioni con il sistema limbico (Elkiss and Jerome, 2012). Per comprendere appieno il sistema del tatto, definibile anche come una rete che si adegua continuamente, è necessario considerare le interazioni strutturali e funzionali del sistema muscolo-scheletrico (tessuto fasciale – circuito vasale) con i sistemi immunitario e nervoso (sistema nervoso autonomo) (Elkiss and Jerome, 2012).
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