Il dolore al collo o cervicalgia (non da confondere con la regione anatomica della cervicale, che tutti hanno fisiologicamente) è un disturbo di frequente presentazione tra la popolazione mondiale (circa il 70% degli adulti può sperimentare dolore a livello della zona cervicale durante la vita e la sua prevalenza nella popolazione totale è di circa il 22% - Gemmell and Miller, 2010) e può essere attribuito a diverse cause (Bazzi and Sergent, 2020) (Hidalgo et al, 2017) (Gemmell and Miller, 2010):
Quadro "bio-psico-sociale" = fattori di rischio non modificabili relativi a caratteristiche pato-anatomiche proprie + fattori di rischio regolabili, che sono più correlati a caratteristiche psico-sociali (Hidalgo et al, 2017)
postura scorretta (si veda https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/adulti-e-anziani/mal-di-testa-tensivo-e-cervicogenico-a-cosa-pensa-l-osteopata)
posizionamento inadeguato del sonno (vedi anche https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/salute-co/binomio-cervicale-cuscino-qual-e-la-scelta-migliore)
condizioni muscolo-scheletriche (es. trigger point, stati di contrattura o sostituzione di tessuto adiposo), in cui impera soprattutto un ambiente locale pro-infiammatorio, una diminuzione della capacità propriocettiva e quindi una incoordinazione neuro-motoria
trauma diretto (distorsione o frattura - vedi anche https://gpesentib.wixsite.com/osteopata/forum/salute-co/colpo-di-frusta-cosa-succede-a-livello-dei-tessuti)
condizioni sistemiche
stati infettivi e/o condizioni infiammatorie
neoplasie
presentazione aspecifica, a causa idiopatica (che non si conosca, che non presenti segni o sintomi di una patologia strutturale maggiore, nonché non ci siano segni neurologici o di patologie specifiche e che manchi ancora di uno standard terapeutico affidabile)
Il dolore al collo è definito come il dolore che si trova nella porzione posteriore e laterale del collo, tra la linea nucale superiore e il processo spinoso della prima vertebra toracica (Hidalgo et al, 2017).
Dopo la lombalgia, il dolore al collo è il motivo di consulto più comune per cui i pazienti richiedono un consulto da un terapista manuale, che esso sia un chiropratico, osteopata o fisioterapista (Hidalgo et al, 2017) (Gemmell and Miller, 2010).
ACCENNI DI ANATOMIA E BIOMECCANICA (Bazzi and Sergent, 2020)
Il rachide cervicale può essere suddiviso in:
CERVICALE ALTA: atlante (C1) + nell'epistrofeo (C2) [in associazione all'osso occipitale che viene considerato C0] = cerniera OAE
tra atlante e occipite avvengo maggiormente movimenti di flesso-estensione
tra atlante ed epistrofeo avviene maggiormente il movimento di rotazione
CERVICALE MEDIO-BASSA: tipiche vertebre cervicali (C2-C7) = movimenti di rotazione + flessione laterale
Detto ciò, tra tutte le varianti della terapia manuale [utilizzando sia tecniche passive (hands-on) che tecniche attive (hands-off)] vi è comunque solo un'evidenza empirica dell'efficacia sul dolore al collo, che nello specifico suggerisce che gli interventi manipolativi osteopatici potrebbero essere validi nell'alleviare i sintomi in caso di cervicalgia (Schwerla et al, 2008).
OBIETTIVI: (1) diminuire il dolore (2) migliorare il movimento (3) aiutare il controllo motorio (4) favorire la funzione (5) ridurre la disabilità (Hidalgo et al, 2017) (Vincent et al, 2013) (Gemmell and Miller, 2010).
manipolazione della spinta a bassa ampiezza ad alta velocità (HVLA): miglioramento del range di mobilità articolare e diminuzione del dolore - (Galindez-Ibarbengoetxea et al, 2018)
mobilizzazione spinale e/o dei tessuti molli: (Galindez-Ibarbengoetxea et al, 2018)
terapia manuale in combinazione con l'esercizio fisico: (Hidalgo et al, 2017)
tecniche a energia muscolare: diminuzione della tensione muscolare, cambiamenti a livello della propriocezione, miglioramento della asimmetria, stimolazione del corretto intervento del sistema parasimpatico, facilitazione del ripristino del passaggio dei fluidi e della limitazione del movimento - (Stenersen and Bordoni, 2020)
strain-counterstrain (o terapia di rilascio posizionale): grazie al corretto posizionamento del Paziente, si può pensare di minimizzare la tensione del tessuto di interesse e ridurre l'input nocicettivo, prevenendo così l'arco riflesso neurale patologico - (Bazzi and Sergent, 2020)