E' ormai assunto da diversi Autori, come il corpo umano debba essere analizzato, valutato e trattato come un'unica unità funzionale, infatti le proprietà biomeccaniche di un determinato sistema durante il movimento non possono essere considerate a partire dai suoi singoli componenti anatomici, ma piuttosto, bisogna esaminare la complessità del sistema artro-mio-fasciale e fluidico nel suo insieme, che quindi solo così determina il comportamento delle singole parti.
La capacità di movimento del corpo umano è quindi un'interconnessione complessa, che si sviluppa a livello globale e al cui centro vi è la BIOTENSEGRITA', in cui il tono muscolare delle lunghe catene mio-fasciali poli-articolari, le quali possiedono notevoli proprietà visco-elastiche, svolge il ruolo più importante sia a riposo, sia nella statica e sia nella dinamica.
Ogni qual volta che si svolge un movimento, l'intero sistema artro-mio-fasciale si auto-regola in maniera costante e coesa, attraverso schemi di funzionamento globali, che coinvolgono diverse strutture, al fine di:
(1) dissipare al meglio le forze ascendenti dal terreno e le forze discendenti, come quella di gravità
(2) mantenere una corretta differenza pressoria e volumetrica tra le cavità corporee (toracica, addominale e pelvica)
(3) non percepire dolore o discomfort, come nel caso per esempio di posture antalgiche
(4) adattare aree corporee traumatizzate, da traumi fisici e non od operazioni chirurgiche, che mostrano una concreta limitazione funzionale, resistenza articolare e/o una alterata capacità elastica di allungamento del tessuto
(5) gestire in maniera efficace il sistema dell'equilibrio, il quale deve integrare diversi stimoli multi-sistemici
Da quanto scritto sopra, dovrebbe essere ora lampante come l'escursione di movimento di un'articolazione periferica dipenda dal posizionamento delle varie componenti anatomiche ad essa correlata e dalla capacità di adattamento funzionale dell'intero corpo, come d'altronde è accaduto con il Paziente che mi ha scritto nel messaggio: lamentava un dolore a livello del ventre e del tendine del muscolo tibiale anteriore sinistro, a seguito di numerose camminate, sia in piano che in montagna, successivamente inoltre ad un trauma contusivo diretto a livello della porzione laterale dell'emibacino destro e a seguito di una protesi mono-compartimentale del ginocchio sinistro.
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