In questo post serale, vorrei prendere in considerazione una sindrome che sta interessando sempre più soggetti e che molto più spesso viene menzionata in ambito medico, ossia la fibromialgia.
Ma partiamo dall’inizio…
Nell’ultimo periodo, insieme ad alcune Pazienti, ho dovuto affrontare dei sintomi molto spesso invalidanti, ma poco descrivibili e rievocabili. In particolare una Signora non si arrendeva alle solite frasi “è tutto stress”, “vedrai che passa fra un po’” o “ma sei sicura di avere male?” e recandosi dal Medico di base, si era scontrata contro la possibile diagnosi di fibromialgia.
La fibromialgia è una sindrome cronica che causa (American College of Rheumatology):
· dolore cronico diffuso (nello specifico allodinia, ossia dolore provocato da stimoli che generalmente non danno dolore)
· iperalgesia (dolore eccessivo a seguito di stimoli che normalmente provocano dolore)
· rigidità mattutina
· percezione sensoriale alterata (es. luce, suoni, temperatura, tatto e/o olfatto)
· disturbi del sonno, in associazione a disturbi dell'umore (es. ansia e depressione)
· stanchezza generale, difficoltà cognitive e diminuzione della concentrazione mentale
· sindrome del colon irritabile, dismenorrea, disturbo dell'articolazione temporo-mandibolare o sindrome delle gambe senza riposo
· mal di testa
Nonostante la grande quantità di letteratura scientifica disponibile, l'eziologia della fibromialgia è ancora incerta.
Diversi studi in letteratura hanno evidenziato alterazioni funzionali e morfologiche patologiche a carico del sistema nervoso centrale, in particolar modo si ipotizza una sensibilizzazione centrale, nello specifico dei centri di elaborazione e modulazione del dolore (es. tratto talamo-corticale somato-sensoriale, corteccia prefrontale e fronto-parietale, sistema neuronale dopaminergico, glutammatergico e gabaergico) e della microglia (cellule immunitarie del sistema nervoso, che rilasciano sostanze pro-infiammatorie) (Bordoni et al, 2018).
Oltre a ciò, nella fibromialgia è stata notata una componente polineuropatica periferica, associata ad un processo infiammatorio: vi è infatti una riduzione nella densità delle fibre nervose epidermiche, ma l'origine non è stata ancora accertata (alcune fonti accennano ad un’immuno-mediazione) (Bordoni et al, 2018).
Sembra quindi che la sensibilizzazione midollare e cerebrale (porzioni nervose per l’elaborazione delle informazioni sensoriali) sia aumentata dall'azione del sistema periferico, le cui fibre nervose afferenti rilevano stimoli nocivi e chinetici (soprattutto i meccanocettori) (Bordoni et al, 2018).
Per di più, un Paziente con un quadro di fibromialgia sembra essere caratterizzato da anomalie periferiche, le quali interessano anche il sistema mio-fasciale (Bordoni et al, 2018).
Il tessuto connettivo-fasciale è equamente distribuito in tutto il corpo, creando vari strati, interconnessi fra di loro, a diverse profondità, che formano una matrice metabolica e meccanica tridimensionale (Bordoni et al, 2018).
Nella fibromialgia, sembra esserci (anche se non è ancora possibile individuarne le cause) (Bordoni et al, 2018):
· un maggiore utilizzo del metabolismo muscolare anaerobico
· uno stress ossidativo cellulare
· un’associata disregolazione del meccanismo vasocostrittore
· un'ipoperfusione, con conseguente flusso sanguigno alle cellule muscolari ridotto, sia a riposo che in attività
· una diminuzione della densità degli strati connettivali
· un accumulo di tessuto connettivo sulle vie nervose che decorrono attraverso i muscoli
· un'attività elettrica dei motoneuroni alterata, con associato rimodellamento morfologico superficiale
Si comprende da ciò, che la fascia non riguarda solo la suddivisione dei fasci contrattili o l'inserzione alle ossa, ma tutto ciò che circonda la parte più esterna mio-fasciale, collegando così ogni parte del corpo (Bordoni et al, 2018).
Dai pochi studi in letteratura che descrivono il trattamento manipolativo osteopatico in caso di fibromialgia, SEMBRA che questo tipo di terapia manuale possa aiutare i Pazienti per quanto la sintomatologia dolorosa sulla scala del dolore presa in esame (Marske et al, 2018) (Albers et al, 2017) (Perry et al, 2017), attraverso diverse tecniche, come: il rilascio mio-fasciale, le tecniche ad energia muscolare, le tecniche di counterstrain, le tecniche articolari, le tecniche HVLA o thrust o la manipolazione cranica osteopatica.