La sindrome dello stretto toracico è una costellazione multifattoriale di sintomi e segni, causati dalla compressione o più precisamente da un difficile scorrimento, delle strutture vasculo-nervose a livello della regione anatomica dello stretto toracico.
Le strutture solitamente coinvolte sono:
STRUTTURE CHE POSSONO GENERARE LA SINDROME: (1) la prima costa (2) il muscolo scaleno anteriore e il muscolo piccolo pettorale (3) la clavicola
STRUTTURE CHE POSSONO VENIRE COMPRESSE: (a) arteria e vena succlavia (b) arteria e vena ascellare (c) plesso brachiale
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La compressione avviene quindi principalmente in tre aree: nel triangolo intercostale-scaleno, lo spazio costo-claveare e lo spazio retro-coraco-pettorale.
Tipicamente si possono distinguere tre diverse forme di sindrome dello stretto toracico, ossia la forma neurogena, la forma venosa e la forma arteriosa.
I sintomi della forma neurogena comprendono: debolezza, intorpidimento, parestesia alle dita e dolore all'arto superiore interessato dalla situazione di compressione e cefalea occipitale (ben nel 76% dei casi). I sintomi peggiorano generalmente con attività che comportano un sovraccarico fisico, come esercizi con pesi ed esercizi ripetitivi, raccogliere un oggetto su uno scaffale alto o che comportano un'estensione pronunciata dell'arto superiore.
La forma venosa si presenta solitamente con edema, colorazione cianotica e forte dolore, sempre a livello dell'arto superiore, soprattutto a livello della mano e della porzione distale dell'avambraccio. Le vene superficiali si possono rinvenire dilatate nella porzione superiore del braccio, nel collo e nel torace.
La forma arteriosa, a sua volta, si manifesta con dolore persistente non radicolare, freddezza, intorpidimento e fastidio dell'arto superiore interessato e pallore, peggiorando con l'esercizio fisico e migliorando con il riposo.
La compressione del fascio neuro-vascolare mentre attraversa, sia in uscita che in entrata lo stretto toracico, può derivare da una combinazione di anomalie congenite (es. coste cervicali ectopiche o processi trasversali C7 prominenti) o dello sviluppo (varianti anatomiche), traumi o precedenti postumi di traumi, attività fisiche o posture ripetitive per un lungo periodo o anche a processi infiammatori derivanti, che predispongono alla compressione locale e che sono soprattutto a carico dell'anatomia e dell'istologia ossea e muscolare (soprattutto con il cambiamento in fibrosi).
Le cause anatomiche della sindrome dello stretto toracico possono essere organizzate in categorie di tessuti molli e ossei. Le cause dei tessuti molli sono associate fino al 70% dei casi, mentre le anomalie ossee comprendono il restante 30%.
In letteratura si è visto che il trattamento deve iniziare clinicamente a livello conservativo e diventare chirurgico solo in caso di fallimento del trattamento iniziale (es. analgesici, farmaci antinfiammatori, cambiamenti posturali e nello stile di vita e terapia fisica).
Quindi detto ciò, in ambito osteopatico si deve procedere da uno scrupoloso processo di valutazione, per analizzare i sintomi e i segni presenti, considerando l'intera storia anamnestica, prossima e remota, del Paziente.
A seguire sarà doveroso procedere con una valutazione posturale globale, al fine di esaminare sia le strutture anatomiche sopracitate, la loro funzione e la loro posizione rispetto alle altre vicine, ma anche le strutture più distale che possono influenzare la biomeccanica della zona dello stretto toracico superiore.
Il trattamento manipolativo osteopatico sarà quindi soprattutto a carico dei tessuti molli, con l'obiettivo di riequilibrare l'attività muscolare stabilizzatrice e di quella dei muscoli scaleni e pettorali (in particolar modo il muscolo piccolo pettorale).
Oltre a ciò è fondamentale prendere in considerazione il tessuto fasciale che contiene queste strutture e che permette lo scorrimento delle une sopra le altre, in particolar modo la fascia clavi-pettorale, la fascia cervicale superficiale e media, ma anche quella a livello toracico, del cavo ascellare e dell'arto superiore.
Inoltre sarà utile mobilizzarne i punti di origine e di inserzione a livello della colonna vertebrale cranio-cervicale e toracica, a livello sternale, a livello della clavicola, delle prime coste e della scapola.