Negli sport definiti come overhead, ossia con il gesto atletico che si effettua sopra la testa, come ad esempio nella pallavolo o nel tennis, sfortunatamente è comune che ci siano problematiche acute o croniche (molti riportano una storia di dolore che si protrae anche per anni) a livello delle spalle, sebbene l'equilibrio muscolare del cingolo scapolare sia molto importante in questi sport (Forthomme et al, 2013).
Quindi in particolar modo, ispirata da una mia Paziente, oggi vorrei approfondire la cinematica dello schema muscolare e capsulare dominante dei giocatori di pallavolo (la mia Paziente per esempio è un’attaccante), che risulta differente rispetto a quello della spalla opposta, sia a livello di adattamento biomeccanico che morfologico (Challoumas et al, 2016).
La biomeccanica dell’articolazione gleno-omerale sovraccaricata risulta quindi non più fisiologica (Brolinson et al, 2018):
· Spalla verso il basso
· Scapola lateralizzata
· Muscolatura dorsale contratta
· Porzione posteriore e inferiore della capsula articolare accorciata
Partendo da questi dati, si mostra perciò imperativo a livello di trattamento manipolativo osteopatico un adeguato programma di allungamento fasciale (nella fattispecie legamentoso, capsulare e tendineo) e di riequilibrio muscolare, in un’ottica preventiva oltre che terapeutica del dolore (Brolinson et al, 2018) (Challoumas et al, 2016).
Nello specifico, si è visto come secondo quest’ottica bisogna necessariamente intervenire anche sulla simmetria della forza massima eccentrica sviluppata sia dai rotatori interni che esterni della spalla, la quale risultata rappresentare un importante fattore protettivo nei giocatori di pallavolo (Challoumas et al, 2016) (Forthomme et al, 2013).
Infine, da una più attenta revisione della letteratura, si evince che sia fondamentale contrastare il deficit dei rotatori interni della spalla (GIRD): nei giocatori di pallavolo appare come un adattamento anatomico di risposta ai movimenti ripetuti overhead e non necessariamente a traumi o al dolore stesso (Challoumas et al, 2016).